Frammento della tavola rotonda informativa sui fatti avvenuti nell’Ambasciata del Messico, con la partecipazione del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, trasmessa dagli studi della Televisione Cubana, il 5 marzo del 2002, "Anno degli Eroi prigionieri dell’Impero".

(Versioni stenogarfiche – Consiglio di Stato)

Comandante . – Prima di tutto vorrei dire alcune cose: ho seguito queste tavole rotonde per molto tempo e ieri è stato il giorno in cui con maggiore chiarezza e precisione si è analizzato un problema. Mi è molto dispiaciuto che, a causa dei forti venti che stavano soffiando ieri nella città, sia mancata la corrente elettrica in molti luoghi. Per questo motivo suggerì che fosse ritrasmessa, però, mi hanno detto che oggi a mezzogiorno non si erano ancora risolti molti problemi, e in questo momento non sappiamo con certezza quante siano le persone che stanno ascoltando questa tavola rotonda.

Siccome ci eravamo messi d’accordo che io avrei dato alcune opinioni, oggi l’ho rivista per precisare quali erano i punti che voi avevate segnalato rispetto ai quali io potevo fare alcuni chiarimenti.

Per esempio ieri si è parlato della riunione di Castañeda con i dissidenti. Su ciò devo dire quanto segue:

Nelle settimane che precedettero la visita del presidente Fox al nostro paese, che fu molto bene accolta da noi tutti e che ci rallegrò molto, gli Stati Uniti svolsero la loro abituale crociata relativa alla riunione di Ginevra – che, come qualcuno ieri disse qui, è la loro ossessione – ; e in quei giorni era molto intensa in Latinoamerica, poiché la loro manovra perde ogni giorno più prestigio e ha dovuto pagare un prezzo molto alto, come quello umiliante di non essere stato eletto membro della Commissione dei Diritti Umani, senza sapere chi fossero i paesi votanti, perché questa votazione non era aperta e quindi la loro sete di vendetta è grande, motivo per il quale stavano elaborando un piano in America Latina contro Cuba da eseguire a Ginevra.

Di questo si è già discusso molto nelle tavole rotonde però non ci è sembrato prudente dirlo tutto. Sarebbe sufficiente dire che conosciamo tutte le manovre che il Dipartimento di Stato ha fatto in questo emisfero, tutte le conversazioni e tutte le pressioni; diciamo di più: tutte le cospirazioni, e i paesi su cui contano e su cui non possono contare – una piccola punta dell’iceberg risultò evidente quella volta in cui il gentiluomo Ministro degli Esteri dell’Argentina, che è il paradigma del neoliberalismo, corse subito a Washington a vendere Cuba come una merce; è vero, c’è chi la vende ogni anno, questa pratica esiste da tempo –, e fu analizzato ma, non fu detto tutto. Comunque, non rivelerò qui adesso tutto quello che sappiamo su questo tema.

Eravamo molto contenti dell’opportunità della visita di Fox. Ci fece molto piacere, si trattò di un gesto realmente nuovo. Generalmente i presidenti messicani ci visitano quando sta per finire il loro mandato; lui disse sin dall'inizio che avrebbe fatto una rapida visita a Cuba, era stato invitato, ovviamente, perché quando un presidente del Messico desidera venire a Cuba le nostre porte sono aperte. Nel dire "porte aperte" quasi mi vien da ridere. Allora noi ci rallegrammo moltissimo quando egli prese questa decisione, perché per noi era un’opportunità di analizzare moltissimi temi di carattere economico, culturale, internazionale.

Bisogna considerare, per esempio, che il Messico adesso è membro del Consiglio di Sicurezza per un periodo di due anni, e quando presentò la sua candidatura nessuno dovette venire a chiederci l'appoggio al Messico, perché noi l’appoggio al Messico l’abbiamo dato in maniera spontanea, e sappiamo che il Presidente Fox apprezzò molto questo gesto che gli abbiamo trasmesso direttamente.

Oltre a tutti questi argomenti di interesse comune e relativi ai problemi internazionali, desideravamo avere l'occasione di discutere il tema riferito al voto di Ginevra, e conoscere bene quali erano le sue posizioni, esporre le nostre, e, in effetti, così lo facemmo. Le nostre conversazioni, sia quelle ufficiali, a cui parteciparono diverse persone, sia quelle private furono molto positive e avemmo l’opportunità di esporre i nostri punti di vista.

Lo stesso giorno della visita, che come voi ben sapete fu molto breve, io fui con lui quasi tutto il tempo e lo accompagnai a diversi luoghi; a deporre l'omaggio floreale al monumento a Martì (nella Piazza della Rivoluzione N.d.T.) poi a La Habana Vieja, all’area dove si trova il nostro gruppo elettrogeno di ciclo combinato che funziona con il gas derivato dal nostro denso petrolio (il petrolio cubano è denso perché molto ricco di zolfo; N.d.T.) – denso però molto utile giacché si sta convertendo nella fonte energetica di tutta la nostra elettricità, perché la generazione elettrica costerebbe molto di più sulla base del fuel – oil – perfino lì lo accompagnai, oltre Guanabo.

Durante il tragitto conversai con lui, gli parlai della madre di Leal (Eusebio Leal, Storico della Città dell’Avana, che ricevette da Fox l'onoreficenza Aquila Azteca, N.d.T.), una persona molto abnegata, molto sacrificata, amata moltissimo da noi tutti; gli suggerii che, allo stesso modo dell’onorificenza, una visita a sua madre avrebbe commosso Leal; mi disse di sì e andammo a trovarla.

Dopo ci dirigemmo al CIREN (Centro Internazionale di Ristabilimento Neurologico; N.d.T.), dove un grosso numero di messicani sta ricevendo cure mediche, con ottimi risultati. Qui ebbe luogo un commovente atto, dove parteciparono molti di questi malati. Poi lo lascia per alcuni minuti, per rincontrarlo alla sera perché era in programma una conversazione privata. In verità ce ne furono molte, poiché durante i percorsi, conversavamo di molti temi, e sempre in un eccellente clima che si mantenne fino alla fine.

Anche Felipe (Felipe Pérez Roque, Ministro degli Affari Esteri di Cuba; N.d.T.) aveva avuto alcune conversazioni nel pomeriggio con il suo omologo.

Non ricordo adesso l’ora esatta, però più o meno a quella prevista, ci riunimmo nel mio gabinetto lui ed io. Qui abbiamo avuto una buona conversazione molto franca.

In tutto il periodo di preparazione del programma non ci fu mai una parola su una probabile riunione con i famosi "dissidenti", fabbricati dalla propaganda, diretti dall’Ufficio di Interessi degli Stati Uniti, eterni invitati lì che godono di una splendida vita, visto che i fondi per loro sono i milioni che investono la USAID e altre istituzioni con simili scopi e ogni volta che un illustre visitatore ci fa visita, loro usano il meccanismo di fare pressioni pubbliche, fermo restando quelle che fanno per altre vie; risulta quasi un’esigenza riunirsi con i capi dei groppuscoli. Qui non può venire nessuno - statunitense o di un altro paese-, qualunque sia il suo livello politico a cui non esigano una riunione, perché questo è il modo di mantenere questa finzione.

Tali soggetti sono persone che hanno un legame abbastanza stretto con questa radio mercenaria (Radio Martì che trasmette da Miami; N.d.T.), il cui solo nome è un insulto per la nostra patria, insulto che diventa più grande man mano che il nostro popolo ed i nostri bambini conoscono meglio Martí. Sempre in contatto con essa, violando leggi, nessuno si dimentichi di questo; violando leggi discusse ed approvate dall’Assemblea Nazionale di Cuba, offrendo, su tutto, false informazioni, facendo campagne, sempre in sintonia con la politica dell’impero contro Cuba: sia nelle ciniche manovre di Ginevra, sia in ogni politica imperialista contro la nostra patria; e vanno a braccetto con la mafia terrorista di Miami, non possiamo nemmeno dimenticarci di questo.

Adesso, che nel mondo si parla di terrorismo e i suoi esecutori sono stati persino raggruppati e inviati a una base navale nordamericana, tale concetto acquista un significato speciale per la coscienza mondiale; e nella nostra patria nessuno ignora tutte le nefandezze commesse contro essa da Miami, da dove hanno sempre suffragato e finanziato crimini contro il nostro paese. Per più di quarant’anni, decine di anni di terrore contro il nostro popolo sono stati assolutamente tollerati dagli Stati Uniti; così che risulta un po’ difficile presentare come persone con un criterio proprio, i mercenari che servono questa politica, che si nascondono dietro una maschera o un'altra e che vogliono solo questo: la pubblicità o fare il ruolo delle vittime; provocatori abituali, tergiversori e bugiardi permanenti in tutto quanto si riferisce a Cuba; però, qui l’impero ha solo questo, come se avesse dei pesciolini in un acquario senza acqua, perché realmente non c’è acqua dove farli vivere. Non sarà nelle acque di un popolo ogni giorno più rivoluzionario e con maggior cultura e sempre con più conoscimenti, dove potranno trovare l’ossigeno per questi pesciolini colorati, molto conosciuti al di là delle nostre frontiere, conosciuti in maniera artificiale all’estero. È bene segnalare questo, non vi pare?, perché è un meccanismo montato da loro. Li dirige la SINA (Sezione di Interesse degli Stati Uniti, N.d.T.), li convoca, li paga, in una e mille forme differenti.

Ah! Questo è il tributo che chiedono a quanti vengono a visitarci.

Non voglio dire che ho di Fox l’opinione di un uomo debole, di poco carattere; al contrario. Di lui ho l’impressione, e non vacillo nell’affermarlo, che è un uomo con un alto senso della dignità personale, è un uomo di carattere, e per me è evidente che lui, che conosce il nostro popolo, non era favorevole a realizzare un ruolo che non gli piacce in assoluto. Però la formula che apparve all’ultimo momento, su cui non ci era stata detta una sola parola, fu la formula della colazione.

Qualcuno deve aver elaborato quel programma, qualcuno deve aver inventato la colazione, ed è logico che un uomo assolutamente libero come lui, possa arrivare qui e dirci: vogliamo questo, vogliamo quest’altra cosa, desideriamo tale programma e altre cose", perché noi qui non imponiamo nessuna restrizione ai nostri visitatori, e nemmeno perdiamo il sonno per qualcosa che gli è stata imposta come le forche caudine – questa è una parola che viene dall’Epoca Romana, in cui i prigionieri erano fatti passare sotto alcuni archi per umiliarli – si è convertito in un strumento di umiliazione e in un imbroglio per tutti i visitatori che non trovavano una scappatoia, non sapevano che cosa fare. A volte ce lo dicono e a volte no, però questo è applicabile a tutti i visitatori, siano essi di destra o di sinistra. E conosciamo molte sinistre e soprattutto alcune sinistre europee a cui esigono il tributo: "Senta, sì, molto bene; però guardi, passi da qui", e costringono molti uomini illustri a vivere momenti penosi; dopo si riuniscono con me e a sottovoce mi dicono qualcosa: la SINA ha organizzato un incontro, e se si tratta di un nordamericano, organizzano un pranzo o qualche altra cosa per riunirli.

Loro si incaricano di questo, fondamentalmente la SINA, che organizza tutti gli incontri con i visitatori, e con pressioni che vengono anche dall’alto.

Voglio escludere che Fox abbia fatto un atto sleale; e gli rendo tributo per la cura con cui trattò un’intervista inventata da qualcuno; però, lui è un uomo serio, un uomo d’onore. Mi parlò del tema quando ci trovammo in quella riunione, prima della cena, e mi spiegò che il giorno dopo ci sarebbe stata una colazione all’Ambasciata, dove avrebbe salutato gli impiegati dell’Ambasciata del Messico e che lì i famosi dissidenti avrebbero avuto una riunione con Castañeda e che sarebbe andato lì a salutarli, niente di più. Ed, effettivamente, questo fu ciò che fece, salutarli; però, le agenzie all’estero parlarono dopo di una riunione fantasma a L’Avana con i nemici della Rivoluzione, dove sarebbero stati toccati tutti i temi che avevamo trattato, perché questo è il meccanismo creato.

Io semplicemente gli dissi: "Senta, Lei non avrà alcun problema con me per questo; però la mia preoccupazione è che, siccome questo è un tema molto sensibile per la nostra popolazione, ciò potrebbe danneggiare la sua immagine agli occhi del nostro popolo", questo fu ciò che gli dissi. E inoltre gli ribadì: "Lei non avrà nessun problema con me."

Il giorno dopo ci furono anche alcuni malintesi, perché le agenzie pubblicarono che mi aveva consegnato una lista di prigionieri. Questa cosa della lista dei prigionieri è una storia antica, perché chi veniva a Cuba – venisse dall’Europa, dal Canadao, da qualunque altra parte del mondo – riceveva dagli Stati Uniti una lista di prigionieri per cui intercedere, una forma per guastare la visita agli invitati fustigarci, molestandoci con la loro lista di prigionieri. Però è da molto che abbiamo detto che le liste di prigionieri terminarono, definitivamente e per sempre; questo fa parte della preistoria e lo abbiamo detto ben chiaramente: Qui non c'è nessun tipo di lista; possono pure portarle con sé, però, in realtà, io non le guardo nemmeno.

Le notizie delle agenzie attribuiscono a Fox l'avermi consegnato una lista di prigionieri.

Io dovetti chiarire che lui non mi aveva consegnato una tale lista, né mi aveva parlato del tema. È un uomo di sufficiente tatto, è un diplomatico e, in realtà, consegnò a Felipe, – e non a me – il quale lo accompagnò fino all’aeroporto, una piccola lista. Le agenzie dicevano che mi aveva consegnato una lista di prigionieri, e siccome ciò non era l'esatta realtà, spiegai che a me non aveva né parlato di questo, né consegnato una lista.

Da questa lista si possono vedere chi sono i loro più cari prigionieri, quelli su cui l’impero ha il maggior interesse, anche se a loro importa poco la sorte dei suoi mercenari.

Quindi, potremmo anche noi inviare una lista a coloro che viaggiano negli Stati Uniti; però, noi preferiamo non mandare liste, bensì parlare tutti i giorni dei nostri carissimi ed eroici prigionieri, Eroi della Repubblica di Cuba, che in una maniera spietata hanno trasferito a prigioni lontane; solo per gusto li hanno tenuti in celle solitarie fino a quando sono arrivati nel luogo definitivo e lì chissà quali sono le dure condizioni di vita che li aspettano, mantenuti a migliaia di chilometri di distanza l’uno dall’altro, non potendo in nessun modo comunicare tra loro. Però, lo ripeto: non abbiamo bisogno di nessuna lista; solo con la verità e la ragione in mano, noi reclamiamo la libertà dei nostri eroici prigionieri, perché essi sono eroi e non mercenari, veri patrioti e non traditori della patria.

Così che, in occasione della visita e degli imbrogli yankee, fu necessario fare alcuni di questi chiarimenti; però, al tempo stesso, il presidente Fox mi disse, ed anche il signor Castañeda lo disse a Felipe, che il Messico non avrebbe promosso, né propiziato, né appoggiato, nessun tipo di manovra contro Cuba a Ginevra. Proprio così, me lo disse con molta dignità e con molta sicurezza.

Siccome parlammo di molti temi, ci dimenticammo di quella piccola faccenda della riunione, perché non aveva nessuna importanza quella riunione, né la questione della lista. In confronto con la soddisfazione per la visita, e per i temi trattati, quella facenda era intrascendente. Non esisteva la benché minima ragione perché potesse sorgere la benché minima differenza; almeno noi lo consideriamo così.

È vero, fu necessario, il giorno che si inaugurò la Fiera del Libro, spiegare alla stampa che c’erano alcuni dettagli riferiti alla famigerata lista, che io non avevo ricevuto e di cui nessuno mi aveva parlato in precedenza, e anche quella strana frase del Ministro degli Esteri mesicano secondo cui da questo momento i rapporti con la Rivoluzione Cubana si erano rotte e che d’ora in poi ci sarebbero stati rapporti con la Repubblica di Cuba. Io ho fatto alcune riflessioni a riguardo. Come si poteva parlare di due cose differenti, dal momento che la vera repubblica, e non quella caricatura di repubblica esistente fino al 1959, esiste da quando esiste la Rivoluzione.

La repubblica a Cuba è inseparabile dalle nostre lotte e dalle lunghe lotte dei nostri mambises nel secolo scorso, e dalle prodezze del nostro popolo che per più di 40 anni, che non hanno parallelo nella storia, per la loro capacità di resistere e di far cose che ci hanno portato a livelli ben più alti di qualunque altro paese del mondo, che ci permettono oggi di disporre delle condizioni per fare ciò che stiamo facendo ora, con più forza, più intensità e più convinzione che mai. Come si può separare questo dalla Rivoluzione? Non ci sembrò una frase trascendentale, anche se non si può giocare con le frasi.

Dopo si produce il fatto a Miami, e ricominciano con la famosa storia incomprensibile. Il fatto che qui voi abbiate usato una frase strana (dal punto di vista sintattico, N.d.T.) è stato utilizzato dalla Mafia di Miami e da alcuni suoi amici, nello stesso Messico, per suggerire l'idea che noi abbiamo inventato la penetrazione nell’Ambasciata, come se realmente questo si potesse inventare. Neanche se noi fossimo stati indovini ed avessimo avuto 25 sfere di cristallo avremmo potuto sapere che lì, in una cerimonia di cui noi non avevamo notizia alcuna, per inaugurare la Casa della Cultura messicana a Miami nonché un consolato, avrebbe avuto luogo quel discorso.

In quel luogo ci sarà stata anche molta gente decente e onorevole; però è certo anche che si riunì una piaga di terroristi nell’inaugurazione. Non so, in realtà, cosa c'entrano i terroristi con la cultura. Ieri stavate scherzando sulla radio sovversiva, non mi ricordo bene in che momento, dicendo che sarebbe opportuno cercare dei professori per insegnare loro la geografia di Cuba, perché non sanno nemmeno com'è la geografia del nostro paese, il numero e l’ubicazione delle province, ancora meno dopo la divisione Politico – Amministrativa. Probabilmente non se ne sono neanche accorti, come non devono essersi accorti dei Poteri Popolari, delle elezioni, dei delegati della circoscrizione, sarebbe un’impresa enorme e molto impegnativa cercare di spiegarglielo, perché conoscono solo come far votare i morti e realizzare imbrogli elettorali, nel fare questo sono campioni olimpionici. Sono molto bravi in materie come queste che non c'entrano niente con la cultura. L’autore del discorso era molto soddisfatto; molto soddisfatto e molto felice.

Noi non stiamo dicendo – voglio chiarire categoricamente questa cosa – che Castañeda sia responsabile di quanto è successo; noi abbiamo detto che le sue parole furono manipolate. Credo che le mie prime dichiarazioni furono: "Le parole pronunciate la scorsa sera dal signor Castañeda, furono immediatamente prese dalla mal chiamata Radio "Martí" e cinicamente manipolate."

I gentiluomini di questa radio del governo degli Stati Uniti si difesero da certe parole pronunciate da Castañeda quando disse che c’era stato un uso indebito, o qualcosa del genere, delle sue parole, adducendo che essi non avevano cambiato niente di quello che aveva detto Castañeda, che avevano soltanto ripetuto testualmente le sue parole. Tuttavia, è vero che le parole furono manipolate, e manipolate in modo tale che le cambiarono il senso.

Castañeda è amico della letteratura, gli piace scrivere e pronunciare frasi per la storia -forse, mi sembra che sia così-, è un debole che abbiamo tutti quanti scriviamo o diciamo qualcosa. Lui aveva già usato la famosa frase secondo cui erano stati rotti i rapporti con la Rivoluzione Cubana, e sostituiti dai rapporti con la Repubblica di Cuba. Siccome lo ripetè a Miami, e io sono assolutamente convinto che non lo fece in accordo con la mafia terrorista di Miami né con il governo degli Stati Uniti, noi non abbiamo mai detto che sia responsabile dei fatti.

La responsabilità ce l'hanno coloro che presero le frasi e realmente le manipolarono, e le manipolarono in modo tale da darle un senso totalmente diverso: "porte aperte" – per questo dicevo poco fa che questa frase mi faceva ridere. Porte aperte è una frase che si usa spesso.

E allora che cosa fece la radio infame? Prese la frase e dalle prime ore del mattino, dalle 07:30, incominciò a ripeterla, a ribadirla – come si è detto qui – circa otto volte. Non mi ricordo quante volte in più ha detto Lazaro.

Randy Alonso.– Sessanta notizie su questo principio.

Comandante.– Questo avvenne il giorno 27 febbraio. Però, mi sembra di aver capito che andarono aumentando il tono e già al pomeriggio dicevano – ciò che tu ci hai riferito oggi - : "Le porte dell’Ambasciata del Messico sono aperte a tutti i cubani", non è forse questa la frase esatta?

Randy Alonso.– "’Le porte dell’Ambasciata messicana a L’Avana sono aperte a tutti i cubani’ dice a Miami il ministro degli esteri messicano Jorge Castañeda."

Comandante.– Ciò che trasmettono è il titolo. Ripetono molte volte i titolari– è una forma di manipolazione – senza citare il testo; preceduto inoltre dall’uso della famosa frase relativa ai rapporti del Messico con la Rivoluzione Cubana, che erano stati rotti. Quale fu l'informazione che giunse alle orecchie di molte delle persone che cercarono di penetrare nell'Ambasciata, che non sono politici, che non leggono giornali, e che appena ascoltano la radio?; ciò che gli giunse fu la voce secondo cui i rapporti tra il Messico e Cuba si erano rotti e che le porte dell’Ambasciata erano aperte ai cubani.

Questa fu l’intenzione, questa fu la perfidia contenuta nel ripetuto titolare; questo non era problema di trascrizione, bensì di utilizzo doloso di due frasi, che furono abbinate nel titolare e ripetute decine di volte. Ciò credeva la gente, e lo sappiamo perché abbiamo chiesto loro in che modo gli giunsero le prime notizie. E devo dire che le prime notizie su questo fatto arrivarono quasi a mezzogiorno. La gente si domanda: Ebbene, quando vennero fuori queste notizie? Di solito si ricevono qui tante informazioni false e distorte e un sacco di menzogne, perciò le raccogliamo attraverso due monitor diversi e le facciamo arrivare a che spetta. Lì all’Ambasciata, a mezzogiorno, c’erano due custodi, però, poco dopo, apparvero nove individui un po’ sospetti; nessuno, nemmeno i custodi, sapeva che era stata data quella notizia, e anche se l'avessero saputo, siccome la menzogna è una cosa abituale, l’attenzione prestata sarebbe stata relativa.

Due custodi videro quei individui, che gli sembrarono sospetti, avvisano, e domandano loro cosa stessero facendo lì. Risposero: "Hanno rotto i rapporti tra il Messico e Cuba e hanno detto che le porte del Messico sono aperte a tutti i cubani; noi vogliamo sapere cosa sta succedendo, per entrare nell’Ambasciata del Messico." Però, al tempo stesso, una persona, una funzionaria della sede informò che l'avevano chiamato durante tutta la mattina, chiedendole se era vero che concedevano asilo. Questo accade alle ore 13:00, più o meno, il momento in cui venne inviato un piccolo rinforzo all’Ambasciata di circa 20 persone, di cui due del regimento di custodi di Ambasciate. Questo avvenne al mattino, ma, dovrò ritornare su questo punto, quando analizzerò altri temi. È' arrivato il momento di chiarire alcune cose, ma lo farò più avanti.

Quanto riferito chiarirà, e non altererà, il nostro concetto sul presidente Fox, né sui risultati del viaggio, né sul suo gesto di venirci a visitare per discutere cose di interesse comune e cose di interesse dell’America Latina ed anche di interesse mondiale, perché oggi è membro del Consiglio di Sicurezza, ed il Messico, storicamente, ha sempre avuto un ruolo rilevante nella politica internazionale. Voglio separare le cose, e non sto accusando Castañeda, bensì lo sto esonerando da colpe, perché non credo che abbia avuto intenzione di fare questo, e che nemmeno si sia messo d’accordo con la radio sovversiva per farlo.

Differenze politiche ed ideologiche a parte, non ho nessun proposito di offenderlo né di incolparlo, bensì di spiegare quali meccanismi generarono il problema, la verità obiettiva; perché in questo mondo ci sono tante verità fra virgolette, e tante menzogne che aspirano ad essere credute, che non ho altro rimedio se non quello di spiegare la reale verità al nostro popolo.

Che cosa accadde il giorno 27 febbraio? Vi ho già raccontato una piccola parte, di come i custodi seppero la notizia su quella strana situazione.

Quando fu che io – voi potrete ridere, ma, è la verità – ebbi notizie che c’erano dei problemi nell’Ambasciata del Messico? Semplicemente ebbi notizie sugli incidenti dell’Ambasciata del Messico alle 22:55 dello stesso giorno.

Tutti sappiamo che abbiamo molto lavoro, ricevendo visite, delegazioni, realizzando colloqui; non tutto appare nei giornali. Questo stesso giorno io avevo una riunione, ed ero riunito fin dalle 20:20, con una delegazione di Cile, a capo della quale c’era colui che fu candidato alla Presidenza cilena nelle passate elezioni e che, senza ombra di dubbio, sarà il futuro candidato nelle future elezioni di questo paese, con grosse possibilità di venire eletto. Ebbene, questi non sono affari nostri, che sia candidato o che non lo sia, o l’ideologia di destra o quella di sinistra, secondo queste variegate e a volte confuse denominazioni. Perché abbiamo già parlato di alcuni di sinistra vengono qui, però con gli occhietti che guardano verso il Nord e disposti ad ogni compiacenza possibile. Questa delegazione era presieduta, fondamentalmente, da due sindaci di Santiago di Cile, uno di questi del Partito Unione Democratica Indipendente, UDI, e l’altro di Rinnovamento Nazionale.

Noi abbiamo avuto dei rapporti con distinti leader della sinistra e della destra in questo mondo, e molte volte vengono a Cuba interessati a conoscere alcune nostre esperienze, altri perché richiedono alcuni servizi medici, e noi non possiamo chiedergli: In che modo lei pensa? E attraverso questa via abbiamo conosciuto molte persone, anche di destra, come abbiamo conosciuto quelli di sinistra; sono persone serie anche se si trovano ideologicamente a migliaia di anni luce da noi e non condividono per niente la nostra ideologia. Tuttavia, ci sono molte cose in questo mondo da discutere a parte la politica.

Il Presidente Fox lo avevo conosciuto quattro anni fa, quando era governatore dello stato di Guanajuato; conversammo per sei, sette ore sul problema ecologico, dello stato, sui problemi dell’agricoltura, sulla siccità e su un sacco di altre cose che interessano un governatore: sviluppo tecnologico, mercato e problemi di ogni genere, di questo parlammo moltissimo, si interessò per molte cose, al punto tale che quando lo eleggono presidente dichiara che avrebbe chiesto la collaborazione di Cuba nel campo dell’istruzione, della sanità, e dello sport, perché questo era il paese che aveva più esperienza di tutti.

È' la prima volta, nella storia del Messico, che un suo presidente fa una simile dichiarazione. Io credo che fu obiettivo, perché riteniamo vero che noi abbiamo il miglior sistema di sanità, d'istruzione e di sport nel mondo, il più giusto, il più equo; non tentenno nel dire ciò, e questo non è niente, perché stiamo avanzando considerevolmente in questi campi.

Le prodezze che oggi il nostro popolo può fare nel campo della medicina, il capitale umano enorme su cui conta, non lo ha nessun altro paese al mondo; professionisti capaci di viaggiare in qualunque parte del mondo per quanto possa risultare difficile arrivarci. Se l’Europa e gli Stati Uniti dovessero unirsi per poter cercare un numero di medici pari a quello che noi abbiamo per dare servizi integrali della sanità, fallirebbero nel loro intento. I medici che noi possiamo riunire in una settimana, loro non riescono a riunirli nemmeno in 10 anni; e nel caso che ci riuscissero, sarebbe solo per 15 giorni; ciò è solo la quinta parte del nostro potenziale di salute su cui possiamo contare in questo istante. Ebbene, Fox fu sincero.

In questo caso, il sindaco di Santiago del Cile, che si chiama Joaquin Lavín ed è inoltre presidente della UDI, per iniziativa propria propose di realizzare una visita al nostro paese per studiare il sistema del medico della famiglia. Immediatamente gli abbiamo dato una risposta affermativa. "Certamente, con molto piacere." Ed in questo modo si realizzò la visita coincidente con quel fatidico giorno; il suo principale interesse era questo. Ed è chiaro che in qualunque riunione si può abbordare il tema che si vuole, e il suddetto visitatore venne ricevuto come riceviamo noi tutti gli ospiti, con l’attenzione richiesta.

Nella serata dovevamo avere un colloquio, era già programmato, perché aveva visitato la Scuola dei Lavoratori Sociali dove c'ero anchi'io, interessato nelle spiegazioni, giacché una scuola come questa non può essere capita senza prima concepirla inserita in un programma, senza conoscere prima cos'è un lavoratore sociale e quali sono le sue missioni. La Scuola dei Lavoratori Sociali fa parte di un programma molto ambizioso di tipo sociale e io avevo interesse che lui lo conoscesse.

Ero già stato lì quando venne Oliver Stone, il quale voleva visitare una scuola; eravamo lì partecipando ad una riunione; ciò avvenne durante i giorni in cui stavano arrivando gli studenti delle scuole che partecipavano alla campagna contro la zanzara, quella di Villa Clara, quella di Holguin e quella di Santiago. Erano lì in visita più di 100 nordamericani che fanno parte di un movimento di città gemellate degli Stati Uniti e di Cuba, che poi tornai ad incontrare a Matanzas.

Io contribuì in qualche modo a spiegare ciò che era questa scuola. C’era Oliver Stone, però dalle spiegazioni che gli avevano dato, mi resi conto che dovevano completarle con alcuni elementi addizionali.

Inoltre, questo stesso giorno, volevo invitare a cena i cileni dopo il colloquio. Prima di riunirci, lui mi chiese di parlare un po' e quella conversazione si prolungò, perché si toccarono altri temi, ci sono sempre temi di cui parlare, domandare il parere su un problema, cosa ne pensa su alcuni avvenimenti, non per una polemica, ma per scambiare impresioni e conoscere opinioni. Allora, a quest’ora, Carlitos mi tocca la spalla e mi informa che ci sono notizie importanti. Esco e mi informano che all’Ambasciata del Messico c'erano dei disordini e che un autobus era entrato violentamente, si era lanciato contro il cancello dell’Ambasciata. Questo avvenne circa 10 minuti dopo che l’autobus era entrato.

Spiego all'ospite che all’Ambasciata del Messico è avvenuto un incidente e gli chiedo di scusarmi, gli dico che potrò continuare la conversazione il giorno dopo; però, se lo desideravano potevano aspettare che io mi occupassi dell’accaduto, avvertendogli che: "Questo mi porterà via per lo meno un’ora di tempo." In realtà mi portò via più tempo: circa due ore.

Allora – anch'io ho una cronologia dei fatti - :

"23:15, chiedo agli ospiti che mi permettano di assentarmi per almeno un’ora.

"23:16, esco dal mio ufficio e mi dirigo al Dipartimento della Controintellingence della Città per fare il punto sulla situazione." Era vicino, si trovava nella stessa direzione, si esce dal Palazzo e si va in quella direzione. L’Ambasciata del Messico si trova dall'altra parte del Almendares.

"23:32, analizzo dettagliatamente la situazione con il Capo Generale della Controintelligence e le misure da prendere", o che si erano prese, "e riunisco i dati relativi per informare la popolazione." Era elementare informare quanto prima la popolazione di ciò che avevo visto. Io prendo nota su un block-notes di quello che sta succedendo. In questo modo io ho le prime informazioni su ciò che ha originato questo problema; le prime notizie su ciò che sta accadendo, sul discorso fatto all’Istituto Culturale, i cui primi frutti, disgraziatamente, non furono dei migliori, e la manipolazione che stava facendo la radio sovversiva, la così mal chiamata radio "Martí".

Tutto era chiaro, chiarissimo. Venne fatto deliberatamente sapevano a che pubblico dirigersi. Era qualcosa – come qui si è già detto – che ricordava i fatti del 5 agosto, quando procedimenti simili, cioè quello di inviare notizie che una nave sarebbe venuta a prenderli, diedero luogo alle rivolte, ai noti disordini del 5 agosto (5 agosto del 1994. N.d.T.)

Continuo a raccogliere i dati, io aggiungevo dati perché stavo vedendo quello che stava succedendo e ne prendevo nota, senza dimenticare però che si sarebbe dovuta fare immediatamente un Nota Ufficiale. Avevo in mano gli elementi fondamentali. Fu quasi uguale a ciò che avvenne quel 5 agosto: l’altra volta c’era Felipe, questa volta anche; l’altra volta c'era Lage e questa volta anche; il giorno dopo non era presente perché ci fu una lunga riunione del Consiglio dei Ministri ed era stanco morto visto che erano ormai due giorni che non dormiva. Il 27 si aggiunse Carlitos Valenciaga (Capo gabinetto del Presidente cubano, N.d.T.). Eravamo quattro, più José che era dietro. Io mi siedo sempre nello stesso posto nella jeep. Realmente mi dispiace aver saputo un po’ tardi, ciò che stava accadendo.

Dopo chiedo loro di dare istruzioni di precisare le parole dette da ognuno, per averle pronte il giorno dopo, perché in questo momento tutt'al più potevamo informare cosa era successo, ma c'era bisogno di precisare altri dati per il giorno seguente. Sto parlando di mercoledì 27, il giorno dopo giovedì 28. Bisognava raccogliere informazione, e bisognava farlo velocemente, perché potesse uscire nel giornale il la mattina dopo.

"00:13, - erano ormai passati vari minuti dalle 23:32, eravamo in possesso di queste analisi, avevamo avuto la riunione e raccolto dati – "faccio una piccola incursione lì, converso con alcuni gruppi che stavano girando intorno all’Ambasciata" – mi trattarono molto amabilmente, bisogna dire la verità; però, questi erano gruppi che erano rimasti indietro; il momento critico in realtà ci fu alle 22:30, più o meno, quando l’autobus penetrò a tutta velocità, sfondando il cancello – "continuo verso l’Ambasciata e mi fermo di fronte all’entrata della stessa, dove penetrò l’autobus. Osservo la situazione e converso con coloro che ne sono a carico." Tutto questo il 27. "Saluto i compagni che si trovano nel luogo, e ritorno al Palazzo della Rivoluzione."

Randi Alonso . – Ormai è l’alba del 28.

Arleen Rodriguez . – Sì, ormai è il giorno dopo.

Comandante . – Allora, concludo la nota – anzi la detto, nella jeep che sta andando a tutta velocità – e, una volta arrivato, proseguo l'incontro con gli invitati che mi stavano aspettando, molto amabilmente. Erano le 02:55.

Abbiamo il privilegio e la fortuna di poter contare su compagni che fanno una nota a velocità lampo, la distribuiscono e la inviano ovunque. E in questa attività non c'è dubbio che Carlitos è il direttore dell'"orchestra" (Risate), perciò ogni volta che ho bisogno di lui non lo trovo, perché sta facendo qualcosa. Ebbene, questa è la storia del giorno 27.

Adesso parliamo del giorno 28. Io sono tranquillo, so che hanno preso il granchio; tutti si entusiasmarono e cominciarono a fare casino, e commissero quell'enorme sbaglio, perché il paese che trovarono non era quello del 1994. Loro non sapevano che avrebbero trovato. Ebbene, noi tranquilli. Noi, senza alcuna preoccupazione, avremmo compiuto il nostro dovere di proteggere l'Ambasciata del Messico. Avevamo detto alla nostra gente: "Bisogna proteggerla a qualunque prezzo con il vostro petto; non usate armi in nessuna circostanza, solo il petto."

Quel giorno 28 febbraio, alle 15:13, ricevetti una telefonata dal Presidente del Messico, molto amichevole, molto rispettosa, per ringraziarmi di ciò che avevamo fatto, cioè, si riferiva alle misure di protezione dell'Ambasciata del giorno 27.

Dopo apparvero le notizie segnalando che mi aveva ringraziato per l'evacuazione dell'Ambasciata. Non fu così. Ci ringraziò di ciò che facemmo il giorno 27; lo fece ben due volte, e mi ringranziò anche del fatto che io fosse stato presente personalmente all'Ambasciata e che avessimo preso tutte le misure pertinenti per proteggerla. Una conversazione molto amabile, amichevole, costruttiva. Diceva che sperava che si potesse trovare una soluzione al problema. La conversazione durò alcuni minuti. Dico soltanto questo, perché, ovviamente, non si devono divulgare le cose che parlammo; ma lui mi chiamò per ringraziarmi della protezione dell'Ambasciata.

Come continuò tutto questo? Ecco i dettagli di quanto avvenuto. Non voglio citare nomi di funzionari coinvolti, non è necessario, non voglio pregiudicare nessuno, anche se era legale, normale e corretto; però, siccome questa è una trasmissione pubblica, se pronuncio dei nomi poi ci possono essere persino delle minaccie e altre cose nei loro confronti. Ci venne detto che per il Messico era importantissimo evitare una crisi bilaterale. Ce lo dissero alle 09:30 del mattino. Lo comunicarono al Ministero degli Esteri, aggiungendo che erano molto dispiaciuti della situazione creatasi nella sede diplomatica: "Per il Messico era importantissimo evitare una crisi bilaterale. Ci fu un dolo chiarissimo quando manipolarono le dichiarazioni di Castañeda a Miami."

Alle 12:30 del giorno 28. "Arrivò all'Avana il Sottosegretario Iruegas" -Sottosegretario degli Esteri del Messico-, che fu ricevuto all'aeroporto dal Direttore di America Latina della Cancelleria. Secondo commentari di Iruegas, c'era stata un'evidente manipolazione delle dichiarazioni del Ministro degli Esteri Castañeda a Miami.

"Ribadì che il Messico conosceva bene la condizione delle persone che entrarono all'Ambasciata e che avrebbe chiesto il nostro aiuto perché il problema si risolvesse del modo più discreto possibile.

"Iruegas disse che dall'aeroporto sarebbe andato direttamente all'Ambasciata per riunirsi con le persone che erano lì e suggerire loro che dovevano abbandonare quella sede e chiarire che non si poteva viaggiare in Messico utilizzando tali metodi.

"Aggiunse che avrebbe fatto il possibile perché abbandonassero la sede per propria volontà e, in caso contrario, avrebbe parlato con le nostre autorità per convenire la forma più appropriata e discreta di sloggiarli, con l'uso della polizia del nostro paese."

Alle ore 16:40. "Il Viceministro degli Esteri e il direttore di America Latina ricevettero il Sottosegretario messicano e l'Incaricato d'Affari del suddetto paese. Il Sottosegretario informò che si erano incontrati con le persone che entrarono all'Ambasciata, le quali si rifiutarono di abbandonare la medesima e gli chiesero di aiutarli a uscire di Cuba e a lavorare in Messico." Loro sono proprio viziati, non accettano niente, solo l'appoggio universale immediato, a estremi tali che perfino il portavoce del Dipartimento di Stato li supporta: "Dovete curare l'integrità di quei "giovani", il Messico deve rispettare i diritti umani e chissà quante altre cose", esercitando pressioni sui messicani. Quella gente che entrò all'Ambasciata lo sa bene, ormai conosce a memoria il metodo.

"Il Sottosegretario informò di aver detto agli occupanti che il Messico si sentiva aggredito per ciò che avevano fatto e che non avrebbero viaggiato al suddetto paese, poiché non era questo il modo di entrare all'Ambasciata." La posizione del governo messicano fu corretta e argomentata.

"Il sottosegretario ci domandò se potevamo autorizzarlo a dire alle suddette persone che avremmo dato loro delle garanzie per poter uscire senza subire castigo o processo, e così portarli fuori, a poco a poco, nelle automobili dell'Ambasciata. Questo è stato un errore che avevamo già commesso prima. Ciò distrugge tutto il sistema di protezione delle ambasciate e stimola l'entrata violenta nelle medesime.

"Rispondemmo che non potevamo offrire tali garanzie, poiché quelle persone dovevano essere processate per i delitti che avevano commesso quando sequestrarono un autobus e fecero uso della violenza, giacché se le suddette azioni rimanevano impuni, avremmo messo in pericolo la sicurezza delle sedi diplomatiche. Gli spiegammo che era meglio che quelle persone uscissero volontariamente.

"IL sottosegretario ribadì che le persone si rifiutavano di abbandonare l'ambasciata volontariamente, per cui segnalò la necessità di agire al più presto, e suggerì la possibilità di farlo all'alba, in modo discreto e senza uso eccessivo della forza.

Alle ore 23:00, l'ambasciatore del Messico, Ricardo Pascoe, che era arrivato al nostro paese alle ore 21:40, nel volo d'Aerocaribbean proveniente da Cancún, chiamò il viceministro Nuñez Mosquera a casa per ribadirgli la richiesta fatta dal sottosegretario Iruega e dirgli che se fosse stato necessario poteva anche consegnargli una lettera con tale richiesta da lui firmata."

Noi non avevamo ancora deciso niente ed erano le ore 23:00.

"Il viceministro chiamò all'ufficio di Felipe, da dove si consultò il compagno Valenciaga. Questi telefonò al palazzo delle Convenzioni dove mi trovavo, dopo aver concluso la riunione con il Consiglio di Ministri e i presidenti provinciali e municipali del governo, nonché i primi segretari del Partito delle province, e redattai allora la seconda nota ufficiale, dove si esponevano i precedenti penali di 13 dei 21 occupanti dell'Ambasciata messicana."

Mi sembrava molto importante che l'opinione pubblica nazionale e internazionale sapesse chi erano quelle persone, perché sospettai subito chi erano gli autori dell'assalto e durante il giorno avevo già indagato sulla loro identità e precedenti penali; si assomigliano a coloro che emigrano in modo illegale via mare in virtù della Legge di Aggiustamento Cubano e in virtù del privilegio da essa conferito.: c'è Legge di Aggiustamento partiamo quindi verso gli Stati Uniti. Se è un delinquente, è un posto ideale per rubare, là ci sono più cose da rubare; non c'è dubbio che una persona a cui piaccia rubare preferirà quel mercato al nostro, perché qui, inoltre, è più probabile che venga scoperto e condannato. Ormai nel mondo praticamente non si castigano i delitti; il delitto caotizza la società, la sovrasta, i paesi stanno diventando ingovernabili. Almeno qui si castigano i delitti, anche se non tutti, devo riconoscerlo. Ma se si analizza quanto avviene in Messico e in altre tanti paesi ci può venire la pelle di gallina, è sorprendente.

Riprendendo il discorso precedente, stavo redigendo la nota, perché ormai eroin possesso dell'informazione relativa ai precedenti penali e poliziali di 13 dei 21 occupanti -troppi in realtà.

Era conveniente che prima di continuare il dibattito su quanto avvenne o meno, l'opinione pubblica conoscesse chi erano gli occupanti, bisognava renderlo pubblico, ma, dall'altra parte, avevamo la richiesta di agire rapidamente, e io lo capisco perfettamente. Mi sembrava intelligente quella posizione del governo messicano, perché se in Messico si svegliavano con tali notizie...Nel Messico ci sono molte persone che sono amiche di Cuba, molte importanti personalità di diversi fronti politici; noi abbiamo amici praticamente in tutti i partiti messicani e sono i maggiori oppositori di qualsiasi appoggio del Messico alle manovre degli Stati Uniti a Ginevra. D'altra parte, ci sarebbero state pressioni di ogni tipo dall'estero, promuovendo l'impunità degli aggressori.

E' indiscutibile che nel modo in cui avvennero i fatti, con le imprudenze commesse, il giorno seguente la situazione sarebbe stata molto complicata, e noi volevamo cooperare con il governo del Messico. Eravamo preoccupati, inoltre, perché volevamo evitare che si creassero problemi politici in Messico a conseguenza dei suddetti fatti; ciò sarebbe stato uno scandalo, soprattutto quando si conoscessero le caratteristiche morali di coloro che avevano sfondato il cancello dell'Ambasciata.

Quindi, avevamo due problemi: la necessità d'informare e la necessità di dare una rapida risposta alla richiesta del governo messicano, i cui rappresentanti aspettavano con impazienza la risposta, e ho appena detto il perché, a mio avvisso, dell'impazienza. Me lo aveva detto anche il Presidente. Più tempo si prolungava la situazione e più difficile poteva diventare la medesima, il danno cagionato al Messico poteva essere maggiore e maggiori anche i problemi all'interno dello stesso paese.

Non devo ripetere gli argomenti, qualunque persona li comprende a partire da quanto spiegato qui e dall'informazione pubblicata dai giornali. Dunque, poteva diventare anche un problema all'interno del Messico e noi non volevamo assolutamente che ciò succedesse. Tuttavia, risultava essenziale che tutto questo si conoscesse, perché comunque la discussione a riguardo si sarebbe protratta. Abbiamo insistito nella persuazione perché non volevamo coinvolgere il nostro personale; ma non avevamo ancora risposto alla richiesta.

"Mezzanotte. L'Ambasciatore del Messico telefonò ancora al viceministro degli Esteri per dirgli che la lettera era già pronta e per domandargli come consegnarla.

"Il viceministro gli rispose che alle ore 00:30 lo avrebbe ricevuto nella sede del Ministero e d'immediato informò il Ministro che gli orientò di ricevere la lettera.

"Mezzanotte e trenta"-era già venerdì primo marzo, quest'anno non è bisiesto-: "Quando stavo per uscire dal Palazzo delle Convenzioni mi consultano se dovevano ricevere o meno la lettera dell'ambasciatore messicano. Dalla macchina telefono Carlos e gli chiedo precisoni relative alla consulta e indico di fare ciò che aveva già indicato Felipe ( si riferisce al Ministro degli Esteri, N.d.T.), e aggiunsi "digli di ricevere il documento e di tramettere all'Ambasciatore di non impazientirsi rispetto alla misura che volevano si applicasse al più presto.

"Mezzanotte e trentacinque. L'Ambasciatore del Messico insieme al Sottosegretario degli Esteri dello stesso paese, consegnarono la nota al viceministro degli Esteri di Cuba e al Direttore di America Latina dello stesso Ministero con l'espressa richiesta di costringere gli occupanti ad abbandonare l'Ambasciata". La consegnarono a quell'ora.

Il viceministro, che ancora non aveva ricevuto la mia istruzione, disse loro semplicemente che "avrebbe inoltrato la suddetta richiesta" e domandò all'Ambasciatore dove avrebbe aspettato la risposta, a cui questi rispose che "avrebbe aspettato nel suo ufficio."

"Mezzanotte e trentasette. Arrivo al Palazzo con Lage" - venivamo dalla riunione-, "chiamo a Carlitos e gli chiedo di chiamare le stenografe al gabinetto per dettare loro la Nota Informativa, il cui titolo era "L'indole morale dei soggetti utilizzati dalla mafia terrorista di Miami e dal governo degli Stati Uniti." Alle ore 00:37 del 1 marzo ero intento a dettare la nota, si doveva ancora parlare con l'Ambasciatore, bisognava dare risposta; non c'era ancora risposta e si manteneva la pressione per risolvere al più presto la situazione.

"Mezzanotte e cinquanta. Il viceministro del Ministero degli Esteri per dirgli che stava processando la nota consegnatagli allo scopo di inoltrarla d'immediato, come gl aveva già detto, per cui gli chiedeva di non impazientirsi." Noi dovevamo prima finire la nota numero due, perché per noi era chiaro che ci sarebbero state due notizie: una, quella riferita a "l'indole morale della gente...", e un'altra se decidevamo di costringere quelle persone ad abbandonare la sede diplomatica.

Alle ore 02:30 si riesce a enviare la nota due, perché la rivedono, la corregono, la inviano al giornale e anche alla radio e a tutta la stampa, perché sia pubblicata dai giornali Gramma e Juventud Rebelde, e dalla radio, poiché a quell'ora non trasmette la televisione.

"Ore 03:00. Si indica inviare immediatamente la nota in Messico perché sia conosciuta nei mezzi di quel paese" -per rendere possibile che i messicani conoscano che razza di gente si era alloggiata nella loro ambasciata-, si invia anche a Ponce, dell'ufficio stampa di Cuba che si trovava in 7ma e 10, con 13 mezzi stampa stranieri, aspettando cosa sarebbe successo all'Ambasciata" -facevano i turni di guardia, annoiati ormai per la lunga attesa-, "e si invia anche al CEntro Stampa Internazionale e all'Istituto Cubano della Radio e la Televisione. La radio comincia a trasmettere la nota alle ore 03:30. Forse un po' prima, ma comunque tardi.

"La risposta alla richiesta di appoggio per evacuare l'Ambasciata non fu consegnata fino alle ore 03:15 del 1 marzo.

"Insieme al Ministro degli Esteri, Felipe Pérez Roque e al Viceministro dello stesso ramo, ricevo nel Palazzo della Rivoluzione al sottosegretario Iruegas e all'Ambasciatore Pascoe." Erano le ore 03:15 e loro volevano eseguire l'azione alle ore 04:00.

"In quell'occasione, e tenendo conto della richiesta che ci avevano fatto, fu detto loro che avremmo agito alle ore 04:30, e nello stesso momento si sottopose alla loro consulta la nota sul tema che si sarebbe pubblicata immediatamente dopo la realizzazione dell'operazione." Perché oltre alla suddetta nota e prima del loro arrivo, dovemmo fare una bozza di nota, informando l'azione di evacuazione della gente che avevava assalito l'Ambasciata. La medesima si elaborò in modo che rispecchiasse ciò che ipoteticamente sarebbe successo.

"Alle ore 03:39, l'Ambasciatore e il Vicecancelliere messicano ritornano all'Ambasciata, dove sarebbero stati all'ora dell'operativo." Avrebbero dovuto essere lì, molto bene e con molta e favorevole disposizione.

"Alle ore 03:45 esco dal gabinetto con Felipe (Ministro degli Esteri. N.d.T.), Nuñez Mosquera (Viceministro degli Esteri, N.d.T.), e Carlitos (Capo Gabinetto del Presidente, N.d.T.); avevamo già detto a Lage (Vicepresidente del Consiglio dello Stato e Segretario del Comitato Esecutivo del Consiglio di Ministri, N.d.T.) di andare a riposare. Era ora di effettuare l'operazione e andavamo a vedere come si sarebbe svolta.

"Alle ore 03:51, analizzammo nella Direzione della Controintelligence della Città dell'Avana" -lo stesso posto dove eravamo stati prima-, "con il Generale di Divisione Carlos Fernández Gondín, il Generale di Brigata Armando Quiñones Machado e il Capo del Gruppo Operativo, José Rodríguez, il piano di evacuazione in tutti i dettagli, ponendo speciale enfasi nell'idea di farlo senza alcuna arma, con il minimo impiego della forza fisica, se avessero trovato resistenza, e che sin dal primo istante esortassero quella gente a cooperare, che dicessero loro: "abbiamo istruzioni di fare questo, vi chiediamo di cooperare". Cioè di fare ciò e di comunicare subito, senza perdere un secondo la missione. Tutti gli occupanti erano riuniti nella biblioteca, poiche i funzionari non avevano potuto dividerli per mancanza di spazio. Dunque, il capo del gruppo operativo aveva l'ordine di esortarli a cooperare senza perdere un secondo.

"L'operativo si realizzò all'ora esatta pianificata, senza il minor incidente, in quattro minuti e 33 secondi", e lo dico, perché con questo orologio, che è abbastanza preciso (lo mostra), abbiamo rilevato il tempo. Le immagini trasmesse, dove si vedeva l'entrata e l'uscita, furono riprese da fuori l'Ambasciata: la partenza, il percorso seguito, l'arrivo. Fui io a contare i minuti, non dal momento dell'arrivo e avvicinamento, ma dal momento in cui entrarono nell'edificio e fino all'uscita del personale, e trascorsero quattro minuti e 33 secondi. Avevamo calcolato sei minuti e lo fecero in un tempo minore.

"La coordinazione con il Vicecancelliere messicano, con l'Ambasciatore e con il personale diplomatico fu precisa, serena e molto utile." Devo dirlo, il comportamento del Vicecancelliere e dell'Ambasciatore fu cos', furono molto decisi.

Non mi piace tanto qualche spiegazione che poi offrì l'Ambasciatore; siccome ho la smania del dettaglio e della verità, è mio dovere dire che non mi piacque l'idea che erano lì per vigilarci, o per vigilare come si facevano le cose. Ci sono tre puntini...

Randy Alonso.- Sì, Comandante, scusatemi per l'inturruzione, Taladrid (giornalista della televisione cubana, N.d.T.) segnalava una differenza tra la nota ufficiale che Lei dice fu discussa con la parte messicana e che fu pubblicata, dove siparla del desiderio e le dichiarazioni dell'Ambasciatore messicano. Lei parlava anche di un desiderio, abbastanza urgente, espresso dalla parte messicana, di risolvere il problema al più presto a causa della situazione interna messicana, e d'altra parte le dichiarazioni fatte dall'Ambasciatore messicano, alle quali si riferica Taladrid, secondo cui erano state presentate tre condizioni al governo del nostro paese. Ci sembra un po' strano che da una parte si parli di un desiderio e dall'altra di condizioni...

Comandante.- Sì, l'ho vista da qualche parte, e perfino gliela chiesi a Taladrid. Leggi per favore le tre condizioni citate.

Reinaldo Taladrid.- Dice l'Ambasciatore Pascoe: "Nella nostra richiesta al governo di Cuba in questo sloggiamento, ponemmo varie condizioni.

"La prima condizione fu che il governo del Messico non avrebbe, a posteriori, l'intenzione di presentare domanda giudiziaria contro queste persone. Vale a dire, noi non avevamo l'idea di entrare in un conflitto giuridico con queste persone, né procedere a una persecuzione giuridica contro queste persone né participarvi.

"In secondo luogo, esigivamo, chiedevamo che fosse uno sloggiamento con polizie disarmati, perché dovevano entrare in una sede diplomatica di un altro paese, e che in attenzione e rispetto nei confronti di quel paese, chiedevamo che i corpi di sicurezza entrassero disarmati al nostro locale.

"In terzo luogo, che fosse un'azione di polizia, se fosse il caso, con assoluto rispetto dei diritti delle suddette persone; chiedevamo che fosse uno sloggiamento pacifico, sottinteso, ovviamente, che stavamo comunque parlando di uno sloggiamento."

Comandante.- E' un peccato, un vero peccato, perché ebbero un comportamento eccellente, lui e il Vicecancelliere, quindi ho il dovere di dire esattamente come furono le cose.

Il primo ponto è rigorosamente certo, non avevano intenzione di presentare domanda giudiziaria. Ma, il secondo e il terzo, non dirò che si tratta di una menzogna, dirò, delicatamente, che è la differenza tra la verità e la finzione, e posso provarlo. Ecco qui la famosa lettera che dice testualmente:

"Ho l'onore di dirigermi a Vostra Eccellenza, per riferirmi ai lamentabili fatti accaduti mercoledì 27 febbraio del presente anno, alle ore 22:45, quando un gruppo di persone entrarono violentamente alla cancelleria dell'Ambasciata.

Come ho saputo, quella sera varie centinaia di persone circondarono le nostre installazioni con l'intenzione di invaderle. Sfortunatamente, malgrado la protezione della polizia, un gruppo di 17 individui riuscì ad entrare, sfondando il cancello principale con un autobus, il che causò ferite d'importanza a due persone che viaggiavano con loro." Devo chiarire che furono più di due i feriti, furono nove. Cinque erano poliziotti o civili, se consideriamo il momento in cui lanciarono pietre a un autobus e a un cittadino che guidava un'auto privata, e altre persone, come un cittadino che viaggiava nell'autobus sequestrato e che rimase seriamente ferito quando lanciarono lo stesso contro il cancello, nonché quattro degli assalitori del suddetto veicolo o di coloro che vollero approfittare l'occasione dell'urto dell'autobus per penetrare. Sono nove e non due i feriti, ma lui dice: "..due persone che viaggiavano con loro e che poterono essere curati dai servizi medici della città."

Sì, perché ci chiesero d'immediato di inviare loro dei medici per esaminarli e di evacuare i feriti gravi che erano lì. Fu necessario evacuare quelli e altri, perché gli altri li ferirono quando lanciarono pietre a un autobus e quando cercarono di strappare un'automobile a un cittadino che passava da lì.

"Altre quattro persone entrarono, secondo quanto da loro detto", perché non tutti entrarono nell'autobus. Credo che tre entrarono saltando il muro della Nunziatura che è contigua, furono scoperti il giorno seguente in un bagno, per questo lui dice:

"Altre quattro persone entrarono -secondo quanto da loro detto-, uno dalla strada 14, e il resto attraverso i terreni della contigua Nunziatura Apostolica; in totale 21 persone sono ancora negli Uffici dell'Ambasciata del Messico.

Continua la lettera. "Nonostante le innumerevoli richieste che sono state fatte a loro perché abbandonino in modo pacifico il recinto, si sono rifiutati di farlo. Di fronte a tali cicostanze, e anche se il governo del Messico non pretende fare accuse formali contro nessuna di quelle persone, sono costretto a chiedere a Vostra Eccellenza di disporre il necessario per lo sloggiamento delle suddette persone dall'Ambasciata.

Approfitto l'opportunità per ribadire a Vostra Eccellenza...", ecc.

Bene, eccola qui, con la firma, con tutto (la mostra). Come vedete gli altri due punti non appaiono da nessuna parte.

In realtà, nella nota ufficiale numero tre, che abbiamo avuto la delicatezza di mostrare loro quando era già stata elaborata da noi la bozza, fui io a introdurre la frase seguente: Il governo messicano espresse il suo desiderio che la suddetta misura fosse eseguita in modo tale da evitare qualsiasi danno fisico agli intrusi e con il minimo impiego della forza." Quella frase la introdussi io, perché io avevo elaborato la bozza e gliela mostrai. Ci fu una parola suggerita da Iruegas.

Randy Alonso.- La parola intruso.

Comandante.- Ah!, volevano mettere la parola "intrusi" e io avevo utilizzato la parola "assalitori". Si accettò d'immediato il suggerimento.

Fui io colui che diede anche istruzioni al capo del gruppo speciale di non portare arma alcuna. Perché, chi ha il diritto di chiedere o esigere che gli uomini entrassero senza armi nell'edificio? E se gli assalitori avessero avuto armi nascoste da qualche parte, o alcuni di essi le avesse introdotto dalla Nunziatura o da qualunque altra parte? Fui io a dare istruzioni di non portare armi, come prima avevo dato istruzioni ai custodi della sede di non usare armi quando stavano lì in un momento in cui erano in minoranza perché si trattava di un piccolo gruppo di poliziotti di fronte a oltre 200 individui che cercavano di penetrare nella sede e c'era già stato qualche scontro. Quando l'autobus entra, per miracolo non uccide due custodi che erano vicini alla garitta, furono salvati da altri due che li spinsero per evitare che fossero schiacciti contro il cancello.

Allora, le altre persone che volevano invadere la sede, che non erano molto lontane, vedendo l'autobus entrare a massima velocità da una determinata strada, si lanciano contro il cancello sfondato, cercando di approfittare della confusione e dell'occasione per entrare nella sede. Gli uomini che la custodivano, lottando coraggiosamente, riuscirono a impedire che penetrassero nella sede centinaia di persone. Fu questo il merito di coloro che erano lì, che erano, ripeto, un gruppo molto ridotto.

Ci fu un momento di forti scontri in cui risultarono danneggiati, non so se ricevettero qualche colpo e persero una cinepresa e altra attrezzatura fotografica. Siamo stati in contatto con loro, sono stati molto decenti, capiscono; la polizia non aveva alcuna ragione per aggredire i giornalisti, ma, immaginate un gruppo ridotto di poliziotti a cui lanciano un autobus che per poco non ne uccide vari. Nessuno di essi usò armi da fuoco nemmeno per fare spari all'aria, ma gli altri ne approfittarono per tentare di entrare dalla breccia aperta dall'autobus. Da quanto mi hanno informato -perché ho dato ordine d'investigare- fu questo il momento in cui furono colpiti i giornalisti, più o meno verso le ore 22:30, che logicamente erano lì per riprendere i successi.

Non so se comparvero alcuni custodi con cani da quelle parti, non so esattamente in quale luogo. Io non mi spiego che facevano i cani lì, non c'era bisogno di nessun cane, non usiamo i cani per custodire l'ordine pubblico in quelle circostanze, la nostra gente ha sufficiente coraggio, e chissà perché portarono là dei cani, credo si videro anche alla televisione. Se noi non usiamo cavalli, né i gas lacrimogeni, né carri pompa e altre mezzi simili, tutto quanto usano in Occidente tutti i giorni per reprimere i lavoratori in sciopero e persone che protestano, mi domando quale ruolo possono avere i cani.

Abbiamo la gloria e l'onore di opporre soltanto i nostri petti nudi quando si tratta di persone disarmate, e tutto il coraggio necessario quando si tratta di gente armata e in combattimento pulito; il nostro popolo lo ha dimostrato più di una volta. Ma, persino alcuni cani comparsero da qualche parte. Ah! ha qualcuno gli venne in testa di usare dei cani. Che io sappia i cani si usano per altre missioni, vero? In casi come questi ci sono mezzi molto più effettivi: se si lanciano i gas lacrimogeni o gas mostarda, ci si riesce a dispersare tutti. Però, non abbiamo mai utilizzato tali mezzi, e non ne abbiamo avuto la necessità. Fu la nostra decenza che costrinse i custodi a lottare lì disarmati contro quei cittadini ingannati e confusi, in caso contrario, quanti feriti ci sarebbero stati dove circa 200 persone cercavano di penetrare nella sede dietro l'autobus?

Randy Alonso.- Ci sarebbe stata un provocazione molto più grave se non fossero riusciti a fermare quella valanga.

Comandante.- No, no, ricordati che quella è stata una "piccola provocazione". Tutto ciò che sto raccontando è una "piccola provocazione", non dimenticatevi.

Chi ci può esigere come devono agire gli uomini e come devono protegersi? Soltanto noi potevamo dare quell'ordine. E non avremmo ammesso condizioni, perché in circostanze tali potevamo rispondere: "Ebbene, no." Continueremo a proteggere l'Ambasciata che è il nostro dovere.

Pensare che avremmo fatto un'altra cosa, accettando condizioni che potevano compromettere la correttezza e la trasparenza con cui abbiamo sempre agito, sarebbe stato inaccettabile. Noi non avevamo alcun interesse d'invadere il territorio messicano, né penetrare lì, anzi, tutto il contrario." E se gli occupanti fossero stati armati? Con quale diritto si poteva chiedere ai nostri uomini: "Andateci senza armi".

Ciononostante, assumemmo il rischio, perché c'è anche la psicologia, conoscere lo stato d'animo che potevano avere gli occupanti, la sorpresa con cui si facesse tutto anche nei dettagli, l'abilità degli uomini, il loro addestramento, e così anche senza armi potevano essere sloggiati. Comunque, ciò che volevo dirvi era che questo tipo di inesattezze ci ferisce. Non è necessario che ci impongano condizioni, abbiamo introdotto quella frase perché il Vicecancelliere, come lessi anteriormente, quando arrivò disse che "quelle persone si rifiutavano di abbandonare l'Ambasciata, ecc. e suggerì la possibilità di evacuarli all'alba, in modo discreto e senza l'uso eccessivo della forza".

C'è qualcos'altro: se noi volevamo cooperare con il governo del Messico in una decisione giusta e onorevole, dovevamo sforzarci perché nessuno risultasse danneggiato o ferito; non si trattava soltanto di una tradizione della nostra Rivoluzione che abbiamo mantenuto sempre, ma anche dalla considerazione nei confronti del governo messicano, nessuno doveva chiedercelo, se non esistese fiducia, se noi fossimo degli sbirri, se noi fossimo a lanciare bombe a mano, a sparare o qualcosa di simile... Mi dispiace, ma mi sento obbligato a chiarirlo: è finzione, e l'ho dimostrato qui.

Siamo stati sottoposti a forti pressioni, e più di una volta in realtà, per farci agire con rapidità.

Arleen Rodríguez.- Comandante, ma la prima condizione non è neanche una condizione, mi sembra; perché quando loro dicono che non li processeranno non è una condizione.

Comandante.- Ciò è affare loro, però, noi abbiamo giurisdizione su quanto avviene in questo territorio; fanno bene se non vogliono presentare domanda giudiziaria.

Tuttavia, dobbiamo noi permettere l'impunità dei fatti? Che garanzia avrebbere il resto delle ambasciate se ogni volta vogliono lanciare un autobus, un camion, o un rimorchio blindato contro un'ambasciata? Ciò è stato detto molto tempo fa, che da qui non uscirà mai nessuno che penetri in un'ambasciata in modo violento, non otterrà mai il permesso di uscita! E coloro che hanno una tale pretesa dovrebbero saperlo ormai. Diventeranno residenti permanenti nelle ambasciate e nessuna di esse vuole residenti permanenti, perché hanno già provato come sono alcuni residenti permanenti, che se non fanno attenzione, siccome sono dei lazzaroni, come norma vogliono diventare padroni delle ambasciate.

Anche questo problema bisognerà analizzarlo qui; si è abusato moltissimo del diritto d’asilo, basta vedere le pagine dei giornali dei primi anni della Rivoluzione; migliaia di persone uscirono dal paese, alcune ambasciate si riempirono come favi. Queste persone vi arrivavano perché ciò faceva parte della propaganda e della campagna contro Cuba, in virtù del famosissimo diritto d’asilo.

In tutti questi anni di Rivoluzione non ricordo nessuna richiesta d'asilo politico presso le nostre ambasciate all'estero. E adesso che cosa succede? E'forse un diritto penetrare mediante la forza in un’ambasciata per chiedere asilo politico? Questo non lo permetteremo mai. Questa è una nostra facoltà e il nostro dovere, e vi assicuro che mi dispiace.

Dunque, l’Ambasciatore è anche reporter, ho parlato varie volte con lui. Lo ricevetti lo stesso giorno che arrivò qui all’Avana, e il giorno dopo lessi varie notizie pubblicate nella stampa messicana su temi trattati durante l'incontro. Ha l’abitudine di fare le veci di portavoce. Ogni volta che ho un incontro, ciò viene riportato da qui, da là, da venti agenzie, e una cronaca ha le proprie caratteristiche, posso anche accettare che la finzione venga utilizzata in una cronaca; tuttavia, quando si tratta di cose così essenziali e di principio come questo fatto, non mi posso rassegnare ad accettare una finzione.

C’è qualcos’altro? Volete sapere qualche cosa in più?

Randy Alonso. – Io coincido con Arleen, che il primo punto non può essere neanche una condizione, quando lo stesso Ambasciatore nella conferenza stampa riconosce che è nella giurisdizione di Cuba giudicare i fatti ed applicare le leggi del territorio cubano a cui appartengono i cittadini che penetrarono in questa Ambasciata; per tanto, non ci può essere condizionante nell'atteggiamento del Messico di non giudicarli, o di non domandare un processo contro queste persone.

Comandante. – Questo non si mette in dubbio, lui non lo ha messo in dubbio; però arricchisce la storia con alcuni particolari che non hanno niente a che vedere con una realtà in cui noi siamo stati sottoposti a pressione per moltissime ore, perché dessimo una risposta. Eravamo pronti; perfino consultammo con lui la nota, e a partire da quanto lui stesso ci chiese di fare, oltre ai nostri principi, e perché il nostro proposito era aiutare il Presidente messicano, collaborare con la verità quando fossero venuti la mafia e i suoi segugi a dire calunnie, a dichiarare la guerra, a decidere un ridicolo boicottaggio contro il Messico. Avrebbero tentato di boicottare le automobili che si fabbricano in Messico e che essi usano; avrebbero tentato di boicottare migliaia di linee di produzione che fabbricano le industrie in Messico. Qualunque persona potrebbe ridere di questo, mi immagino che i messicani stiano già ridendo di questo.

Questa è la realtà, e posso dire, sfido qualunque persona a negare questo, che è una panzana grandissima.

C’è qualche cosa in più? Volete chiedermi qualche cosa in più? Devo aggiungere solo due cose, però adesso ho paura di guardare l’ora; l’altro giorno abbiamo finito alle 23:00, non voglio ripetere la storia; però voglio dirvi, a proposito di questo, tutta la verità su questa prima nota, quando abbiamo detto che questi erano lazzaroni e delinquenti.

In questo dossier ci sono gli antecedenti penali di 122 persone che furono arrestate durante la notte del giorno 27, all’alba del 28 febbraio, per aver cercato di penetrare violentamente nell’Ambasciata del Messico. Qui ci sono 122 persone, oltre i 13 già noti.

Randy Alonso . – Questi 13 erano il 64% di coloro che riuscirono a penetrare nell'Ambasciata, la maggioranza.

Comandante. – Più o meno la metà, perché alcuni di questi scaltri tizi che erano tra coloro che stavano cercando di entrare e che vennero arrestati, se ne andarono, scapparono. Dopo, ovviamente vennero rafforzati i gruppi della polizia. È' certo che alle 21:30, si incrementò il numero di coloro che cercavano di entrare. Questo ha una spiegazione. Qui ci sono nomi e cognomi, numero delle carte di identità, professione, se ce l'avevano, residenza. Alcuni hanno discusso sulle cause, se era per questa o per quella causa.

Ci sono degli individui che furono condannanti più di una volta, o che si trovavano in libertà provvisoria, o che, considerando la scarsa pericolosità dei delitti commessi, vennero messi in libertà. Per esempio, donne ce ne sono molto poche, e per risparmiare amarezze e umiliazioni, non vogliamo nominarle. Sono molto poche, alcune delle quali avevano ricevuto avvertenze per prostituzione. Non vogliamo pubblicare il loro nome perché può darsi che un domani esse possano redimersi e diventino signore onorevoli. Ma, ho qui tutta l'informazione, in alcune paginette. Prendiamone uno a caso: Precedenti: processato per furto con scasso nel 1999 (denuncie 1367/99, 1487/99, 3317/99 e 3357/99). Un altro caso: detenuto nel 1944 per furto aggravato con lesioni. Nel 1996, processato per detenzione di arma bianca (denuncia 11412/96). Nel 1996 fu processato per disordini in uno stabilimento penitenziario (denuncia 11021/96). Nel 1997, processato per disordine pubblico (denuncia 113131/97). Nel 1997 fu condannato per furto aggravato con lesioni. Nel 1998, processato ancora per lo stesso delitto. Nel 2001 venne detenuto sottoposto a indagine. Un altro a caso: Precedenti: nel 1998 compì condanna per furto con scasso; nel 1999 venne processato per violazione di domicilio (denuncia 376/99); nel 2000 compì condanna per furto con scasso. La lista comprende 122 casi. Ci sono casi peggiori. Una vera collezione di persone con precedenti penali che vennero arrestati cercando di penetrare nell’Ambasciata di Messico, a cui bisogna aggiungere 13 che entrarono nell’autobus. Si potrebbe dire che due su cinque erano delinquenti. Il resto persone antisociali. Che cosa sarebbe successo se tutti loro fossero penetrati nella sede dell’Ambasciata rispondendo all’invito della così mal chiamata radio "Martí"?

Quattro o cinque di loro dissero che erano studenti. Si indagò meglio e si scoprì che nessuno di loro era studente, all’infuori di uno che credo che faceva parte dei 12 che erano nell’Ambasciata, e che studiava in una scuola di mestieri.

Randy Alonso . – Comandante, tra loro c’erano dei professionisti?

Comandante . – Aspetta un momento (controlla il documento). Nessuno tra loro è professionista, né intellettuale, né artista; forse c’era qualcuno che suonava la chitarra nel suo quartiere (Risate). Però, non c’erano studenti universitari - volevo dire questo per concludere.

"Devo dire che di tutti loro, che furono centinaia, nessuno svolgeva un lavoro in modo stabile", si dedicavano ad assediare turisti e cose del genere, non penso che questo sia un lavoro molto stabile, né onorevole.

"Erano, come norma, vagabondi abituali, e si guadagnavano la vita in attività illecite" – badate bene come dico "erano di norma", vuole dire che sempre c’è un’eccezione – pochi dissero che lo avevano sotto influenza altrui e per spirito avventuriero

"La qualificazione di lazzaroni e delinquenti è assolutamente esatta, non si può trovare tra loro un solo professionista delle centinaia di migliaia di cui dispone il nostro paese, e nemmeno un solo intellettuale, artista o studente universitario.

"Cuba, la vera Cuba, non aveva assolutamente niente a che vedere con quella scoria irresponsabile e marginale, utilizzata per la provocazione imperialista." Ciò non aveva niente a che vedere con questo paese: Le scuole, quelle nuove, sono piene, con 3500 alunni, 2000 nell’altra, istruttori d’arte, di musica, scuole di lavoratori sociali, e quelle che stiamo facendo di formazione integrale di giovani che contano decine di migliaia di studenti tra i 17 e i 30 anni. Nemmeno uno solo di essi, che una volta furono chiamati fannulloni o freak, e che erano molti nella capitale, partecipò ai suddetti fatti.

Questo ci richiama a una realtà e giustifica il colossale sforzo che fa il paese; perché questa categoria, signori, deve scomparire dalla nostra società, per l’unica via possibile che è la via dei programmi culturali e d’educazione che stiamo portando a termine attraverso tutti i mezzi.

Ho già detto qual è la relazione che esiste tra educazione, cultura e delitto. Abbiamo molte informazioni e su questo stiamo lavorando, poiché tutta questa scoria si forma a causa delle imperfezioni del socialismo, per il fatto che tuttavia non esistono ancora le stesse possibilità per tutti i bambini. Di questo si è parlato in diversi luoghi. Perché esistono le scuole e le migliaia di lavoratori sociali che stiamo formando? Perché abbiamo pesato 2200000 bambini tra 0 e 15 anni? E perché stiamo distribuendo 97000 quote alimentari ai bambini sotto peso? Perché e a quale scopo? Noi siamo molto coscienti di come dev'essere una società interamente giusta e siamo proprio decisi a raggiungerla.

Perché portiamo avanti una rivoluzione nella scuola elementare, anche se nel nostro paese i bambini dell'elementare e della media raddoppiano la media delle conoscenze dei bambini dell’America Latina? Perché riduciamo la quantità di allievi per ogni maestro? Perché ci proponiamo di rivoluzionare totalmente la scuola media, che è la tappa più importante e più critica dell’adolescenza? E non stiamo sognando, stiamo facendo cose, ed i risultati li abbiamo visti, non sono solo mere teorie.

Oggi abbiamo tutto il capitale umano necessario. Tutta l’esperienza e tutte le motivazioni del mondo per farlo.

Che gli Stati Uniti applichino - come disse qualcuno-, una Legge come quella di Aggiustamento Cubano, però generale; che aprano le loro porte ai messicani invece di assassinarli quando attraversano la frontiera; che aprano queste porte, le stesse che dicono di aprire per i cubani, senza importargli niente di bambini, donne e specialmente di adulti che muoiono attraversando la frontiera del Messico, molti di più di quelli che morirono nei 29 anni di esistenza del muro di Berlino e vedremo cosa succede.

Perché non legalizzano la situazione dei 4 milioni di messicani che sono illegali negli Stati Uniti e che non possono andare a visitare la loro famiglia, perché altrimenti rischierebbero doppiamente la loro vita, andando e ritornando?

Tutti questi sono temi sui quali ho chiesto il parere del presidente Fox; non voglio dire niente sul contenuto delle sue risposte, però dico che questo è un tema importantissimo: il problema dell’immigrazione e la spiegazione della Legge di Aggiustamento Cubano. Perché noi non chiediamo un’altra legge sul tipo di quella di Aggiustamento Cubano? Perché questa è una legge assassina. Chiediamo invece risorse per lo sviluppo; chiediamo invece che cessi lo sfruttamento ed il saccheggio; chiediamo invece educazione, salute, lavoro per i popoli dell’America Latina. E allora, se le frontiere tra il Messico e gli Stati Uniti si sono aperte per il transito di capitale ed il transito di merci, perché non si aprono anche per gli esseri umani, invece di ucciderli? Questa è la domanda che vorrei fare al portavoce del Dipartimento di Stato che ha detto quelle stupidaggini. Chi vogliono prendere in giro con questo, a quest’ora, con tutte queste menzogne, ipocrisie e demagogie?

Allo stesso modo fabbricano il libello sui diritti umani in altri paesi; in questo documento c’è tanta di quella ipocrisia, tanta di quella menzogna, tanto di quel cinismo, che penso che questo documento potrà essere usato solo come carta igienica. Ritengo che questo sia l’unico uso che si possa fare di questo documento, detto ciò con assoluto rispetto verso la sanità (Risate). Questo documento è un racconto, un fumetto, pieno di contraddizioni, senza argomenti è solo pieno di bugie.. Per cui mi chiedo, quando la smetteranno di ammazzare i messicani che emigrano verso il territorio che fu loro strappato mediante la forza e dove svolgono i lavori più duri, che nessuno vuole fare? Mentre nel proprio paese guadagnano..., tutti sanno quello che guadagnano.

Come vedete ci sono tante cose su cui discutere, e ci sono cose comuni tra i messicani e noi. Noi domandando che sopprimano la legge assassina, i messicani lottando perché vengano umanizzate le relazioni ed i problemi migratori tra il Messico e gli Stati Uniti.

Quante cose si potrebbero dire e discutere sui diritti umani; però non parlano di questo, e non si preoccupano nemmeno di tutti quei bambini che muoiono come mosche in America Latina e nel mondo sottosviluppato. Dovrebbero avere il coraggio di dire che qui, per ogni 1000 bambini nati, ne muoiono meno che negli stessi Stati Uniti; dovrebbero avere il coraggio di dire che qui da noi i bambini ricevono 13 vaccini, e che i cubani che arrivano negli Stati Uniti, vi arrivano con il minor indice di AIDS tra tutti i paesi dell’America Latina, con la miglior salute e la miglior educazione, perché, anche gli elementi antisociali di cui abbiamo parlato, hanno almeno concluso la terza media.

Noi sappiamo quello che stiamo facendo, non possono discutere con noi; sono rabbiosi per la loro impotenza, perché non hanno potuto distruggere la Rivoluzione e non lo potranno fare mai, nonostante tutte le perfidie e aggressioni, calunnie e menzogne che abbiamo dovuto subire.

Nessuno ha più fiducia di noi nel nostro paese, nella Rivoluzione, nella sua opera, nel tipo di popolo su cui conta, di cui nessuno dei suoi eccellenti cittadini appare in questa lista.

E anche per questi, che hanno antecedenti penali delittuosi, bisogna lottare. Ed è per questo che stiamo facendo alcuni di questi programmi sociali di cui abbiamo parlato.

Si parla di rieducazione, e noi diciamo che non si può rieducare nessuno che non sia stato educato. Noi abbiamo molte idee su questo tema. Però si lavora con realismo; si sa quello che si può fare e quello che non si può fare; ci vorrà del tempo, però al ritmo con cui ci stiamo muovendo, non ci vorrà molto. Vedremo quello che succederà fra cinque o dieci anni.

Non proviamo disprezzo per quella gente. È' necessario condannarli, non tutti solo coloro che lanciarono pietre e cagionarono danni ad altre persone. Calcolo che circa 130 dovranno comparire davanti ai tribunali per rispondere dei delitti comuni commessi. Non mi vengano a dire che questi adesso sono prigionieri di coscienza o dissidenti. Per il momento cercano di approfittare dell’incidente, e pensano come difendere coloro che furono arrestati per la provocazione antimperialista.

No, saremo noi a difenderli; però, al tempo stesso, li castigheremo. Tutti? No, perché non sarebbe necessario punire coloro che non siano pericolosi per la società. Bisogna distinguerli bene, dobbiamo lavorare con tutti indipendentemente dalla condanna che gli impongano, conoscere la loro vita e portarli a un compromesso con la società.

Sequestrare un autobus è grave, così come le aggressioni contro altre persone; per questo abbiamo risposto alle autorità messicane che non possiamo assumere l'impegno da loro proposto. Chi ha fatto questo deve sapere che avrà la sua condanna e che non uscirà mai da Cuba colui che entra in questa maniera in un’ambasciata. E la sicurezza delle ambasciate verrà da noi garantita, come in nessun'altra parte del mondo, non faremo nessun tipo di concessione che implichi questo.

E di tutti questi, di coloro che erano presenti, di coloro che lanciarono una pietra, conosciamo con maggiore precisione più dati di quelli che conoscevamo i giorni 27 e 28. Adesso abbiamo ottenuto tutti dati, perché inizialmente si trovavano in distinti luoghi, chi in una stazione di polizia chi in un’altra; però tutti loro, in corrispondenza con il reato commesso e con le caratteristiche individuali, saranno presentati davanti ai tribunali della giustizia. Questo lo devono sapere fin d'ora. Forse c'era qualche infame traditore tra di loro; cercarono la provocazione, cercarono il disordine, però non sapevano cosa avrebbero trovato e che, infatti, trovarono.

Ebbene, ci sono alcuni compatriotti che hanno espresso le loro opinioni, le abbiamo qui. Se volete leggiamo quello che hanno detto il 2 marzo, o ieri; vediamo po'a che velocità leggo le opinioni perché la gente sappia che vengono prese in considerazione, si ascoltano e vengono raccolte. Qui abbiamo 742 opinioni raccolte in 13 province; le leggerò, dicano quel che dicano.

"Gli Stati Uniti si sono sbagliati un’altra vota; a questi stupidi, tutto va storto."

Queste possono essere opinioni rappresentative, perché noi non tralasciamo nemmeno una di quelle opposte o negative.

"Volevano ripetere ciò che accadde nell’Ambasciata del Perù (1982 N.d.T.), però li presero e li buttarono fuori. Lo show che avevano preparato finì male.

"Lo show nell’Ambasciata del Messico venne preparato per accusarci davanti alla Commissione dei Diritti Umani a Ginevra.

"Solo il nostro paese può far uscire dall’Ambasciata, tutte quelle persone che vi si erano introdotte senza usare nessun tipo di arma; in un’altra parte del mondo li avrebbero fatti uscire a calci.

"Ecco una bella risposta per il governo messicano per essersi riunito con i controrivoluzionari a L’Avana.

"La risposta ai provocatori della mafia di Miami fu contundente; a Cuba, per ognuno di questi matti, ci sono centinaia di giovani con eccellenti meriti.

"Qui siamo preparati a tutto; che i gruppuscoli controrivoluzionari a Miami non pensino che riusciranno a far crollare questo.

"La conferenza stampa offerta dall’Ambasciatore del Messico a Cuba, fu molto buona.

"Sembra che l’Ambasciatore del Messico a Cuba ed il Ministro degli Esteri messicano non parlino la stessa lingua.

"Sembra che il Ministro degli Esteri messicano non sappia che qui repubblica e Rivoluzione sono la stessa cosa.

"Speriamo che il presidente Fox faccia dichiarazione concrete su questo problema e ratifichi o rettifichi.

"Il governo messicano adesso fa l’innocente, però, in fondo in fondo, la colpa è tutta sua.

"Io non vedo molto chiara la posizione del Messico nei confronti di Cuba, vuole essere con Dio e con il Diavolo."

Si sta producendo quello che noi temevamo: un tipo di reazione di fronte ad una visita tanto gradevole e tanto amabile come quella che abbiamo ricevuto, e ripeto che il Presidente non ha nessuna colpa. Qui sto leggendo le opinioni dei nostri cittadini come sono state raccolte.

"Il governo di Cuba ha una posizione favorevole al dialogo con il Messico, però che facciano i bravi con noi.

"Si è dimostrato, ancora una volta, che Radio ‘Martí’ non ha fatto altro che distorcere le notizie a suo favore.

"Bisogna felicitare la PNR (Polizia Nazionale Rivoluzionaria, la polizia di Cuba; N.d.T.) per il modo in cui agirono di fronte ai fatti dell’Ambasciata del Messico.

"Tutti questi delinquenti meritano la pena massima.

"Bisogna essere forti con questi violatori di ambasciate, altrimenti potranno ripetersi incidenti del genere.

"Le persone che sono entrate nell’Ambasciata dovevano essere delinquenti con antecedenti penali pessimi e con una pessima condotta di vita.

"I tribunali cubani devono adottare altri metodi, applicare condanne più dure per evitare che queste cose non si ripetano.

"I delinquenti devono restare in carcere." Qui è presente la filosofia che tutto si risolve con la prigione. Dico questo en passant, considerando ciò che ho detto prima.

Tuttavia, bisogna ispirarsi o impregnarsi della filosofia che indica altre vie molto più efficienti; inoltre, le uniche vie da percorrere, se si vuole eliminare questa categoria di cittadini, sono quelle che stiamo seguendo, che completano le condanne e la repressione sociale, perché non per caso individuammo settemila ragazzi nella capitale che avevano abbandonato, dopo il nono grado, gli studi e la scuola, tra i quali riscontrammo, tra i 16 e i 20 anni, 600 giovani che avevano commesso un delitto di una certa gravità. Bisogna studiare tutte le cause: perché abbandonarono la scuola, perché questo e perché l’altro; ci sono molte cose da analizzare e su cui meditare.

Ho letto una delle infamie scritte nel libello yankee, dove ci accusano di discriminare le donne, ci accusano perfino di essere razzisti. No, i rigurgiti di razzismo che ci siano qui li segnalo io. Essi dicono: "Lo stesso Castro ha detto". Si ho detto pubblicamente che ancora non esiste piena uguaglianza per tutti; ma non solo perché possano esistere nuclei di gente nera povera, ce ne sono anche di bianchi. C’è emarginazione bianca ed emarginazione nera. Non voglio aggiungere niente di più, non ho mai esitato nel parlare di questi problemi ed il modo in cui li andremmo a sradicare.

Che sfacciati!

Proseguo, mi restano solo pochi minuti niente di più.

"I tribunali", criticano anche i tribunali, perché, come vi dicevo, pervive ancora l'idea che tutto si risolve con la prigione; la repressione ed il carcere.

"Non mi spiego come persone con questi antecedenti andavano in giro, liberi, quando dovevano essere in prigione.

"Il nostro popolo appoggia le misure adottate contro coloro che penetrarono nell’Ambasciata del Messico.

"Il governo del Messico rispose come doveva e le autorità cubane completarono l’operazione tirando fuori quei delinquenti.

"Il governo messicano chiarì la situazione tra Cuba e Messico; i traditori devono essere molto tristi.

"La risposta dell’Ambasciatore del Messico ai giornalisti fu ambigua, non capii niente." (Uno di città dell’Avana.)

"Appena avvenuto l'incidente nell’Ambasciata del Messico, arrivarono due camion del "Blas Roca" E distribuirono botte a destra e a sinistra; ben fatto." (Altra opinione in Città dell’Avana.)

In realtà, ciò che fanno quelli del "Blas Roca" è lottare contro la zanzara, perché non ci si deve dimenticare che in questo momento il paese è impegnato in varie battaglie: contro il ciclone e le sue conseguenze; contro la zanzara che trasmette il dengue, e questo con crescente successo; nella raccolta della canna da zucchero e in un sacco di altri programmi, che noi ci proponiamo di portare a termine ad ogni modo, questa è la verità. Il "Blas Roca" sta combattendo contro un nemico pericoloso.

Quell’ultima opinione secondo cui arrivarono quelli del "Blas Roca" a ripartire legante a destra e a sinistra, in verità, è la prima volta che la sento. Se fossero andati lì, io non lo so... Essi e altri contingenti, sono migliaia di uomini quelli che stanno lottando contro l’Aedes aegypti e non furono prelevati dal loro compito, non vogliamo muoverli da dove si trovano. Per questo siamo tranquilli; inoltre, non vogliamo sprecare energie, perché qui ci sono forze per organizzare sonore proteste; però possiamo usare un’arma: l’arma della verità, per smascherare e per far sì che tutti i nostri compatrioti partecipino alla battaglia.

"Tutti erano delinquenti? Che non succeda come all'epoca dell’Ambasciata del Perù, che dicevano che tutti erano delinquenti e c’erano anche persone decenti." (Un’opinione in Città dell’Avana.)

"Se queste cose succedono, la colpa è del governo perché non usa il pugno di ferro contro i delinquenti." Se le misure da prendere le decidesse l’opinione pubblica, queste risulterebbero drasticamente forti, perché so come si sente e come si irrita molta gente con queste cose. Quest’opinione, che la colpa ce l’ha il governo, è stata raccolta a Santa Cruz del Sur, Camagüey.

"Già dalla prima mattinata si vedevano persone girando attorno all’Ambasciata. Perché la Sicurezza dello Stato non ha preso le misure in tempo?" Opinioni raccolte in Città dell’Avana, Cienfuegos e Granma.)

"Così ci attaccano, bisogna assicurarsi di più." (opinione raccolta nella Città dell’Avana.)

"Vedrai che a tutte quelle persone che hanno prelevato dall’Ambasciata, le faranno un discorso, le rilasceranno, e qui non è successo niente" (Risate). (Opinione racolta a Cienfuegos.)

"Venerdì nell’Ufficio di Interessi, entrò un cittadino e di questo non si è detto niente." (Opinione raccolta in Città dell’Avana.)

È la verità; in mezzo a tutto questo, improvvisamente un individuo passa da lì e vi salta dentro. Noi abbiamo aspettato a vedere cosa avrebbero fatto con lui. Loro che stavano parlando, criticando che dall’Ambasciata del Messico erano stati sloggiati – dico: "Andiamo a vedere che cosa fanno questi gentiluomini adesso – lo afferrarono, lo fecero uscire molto discretamente, fecero manovra di confusione, e lo portarono a casa sua. Lì i vicini e tutti quanti immediatamente seppero chi era l’individuo. Interrogata questa persona, si scoprì che era un cittadino malato di mente. Fu per questo che pensammo che non valeva la pena occupare cinque righe del giornale per parlare del caso, non ce n’era alcun bisogno; però, dal momento che un cittadino parlò di questo, sono costretto a spiegare che tutto ciò è vero. Era malato. Di lui non voglio dare le sue generalità.

Così chi ha detto ciò, ha detto al verità; per questo è bene leggere i punti di vista dei cittadini. Abbiamo qui mostrato ciò che i cittadini dissero, i loro criteri sui fatti accaduti, ciò che dissero su tutti e ciò che dissero su noi.

In realtà, bisogna dire ciò che segue: nell’Ambasciata si trovavano due custodi, come ho spiegato. A mezzogiorno arrivano le prime notizie, perché c’è sempre chi sistematicamente fa monitoraggio sulle trasmissioni nemiche. Sono cento rapporti al giorno. Uno dovrebbe mettersi nei panni di coloro che li ricevono; li analizzano e possono prendere qualche decisione, in accordo con la loro valutazione. Generalmente coloro che li ricevono sono persone che occupano determinati carichi e devono eseguire molti compiti ogni giorno. Coloro che eseguono il monitoraggio, ricevono le informazioni e le trasmettono.

Randy Alonso . – Ogni certo tempo.

Comandante . – Sì. Inoltre, in questo caso ciò che avevano detto la mattina del 27 era diverso da ciò che dissero al pomeriggio, il tono e il carattere dell'informazione erano cambiati. Sottolinearono due cose, collegandole: "I rapporti di Cuba con il Messico sono stati rotti, le porte sono aperte". Soprattutto, "le porte dell’Ambasciata sono aperte". Se si dice che le porte dell’Ambasciata sono aperte, sappiamo bene cosa fanno i lazzaroni e antisociali se viene detto loro che le porte delle ambasciate sono aperte.

Quando, all’epoca in cui si rubavano i motoscafi di Regla e facevano altre venti cose, già in pieno periodo speciale, dichiarammo che non eravamo obbligati a controllare le coste degli Stati Uniti e ci dichiarammo in sciopero, lazzaroni, antisociali e persone che desideravano emigrare o riunirsi con le loro famiglie, si mobilitarono d'immediato.

Randy Alonso. – Anche questo fatto fu provocato dalla radio anticubana.

Comandante. – La stessa cosa. Allora quello che facemmo fu cercare di persuaderli sulla costa se c'era pericolo: "Guardate, questo non lo utilizzate", e dopo li accompagnavamo fino a dove c’erano i guardacoste nordamericani.

Oggi, anche se esiste un accordo migratorio tra Cuba e Stati Uniti, facciamo lo stesso con coloro che non ricevono il visto e cercano di emigrare illegalmente: non cerchiamo di intercettare imbarcazioni quando ormai stanno navigando, per evitare incidenti. Nasce con forza la modalità dei motoscafi veloci provenienti dalla Florida che si dedicano al traffico di persone. Li puoi catturare prima che arrivino, o puoi scoprire dove li stanno aspettando. Abbiamo oltre 100 pirati catturati, trafficanti di immigranti che risiedono negli Stati Uniti da dove partono; però essi non li vogliono lì, neanche morti, ci trasferiscono il problema. Questa è la verità e di questo non dicono niente.

La critica della gente fa bene.

In realtà, io mi spiego il meccanismo. Che cosa accadde? Le nostre autorità si resero conto che stava succedendo qualcosa di anormale, rafforzarono con alcune persone i custodi; al pomeriggio, trascorse le ore, tutto appariva apparentemente normale. Quando scese la sera, c’era calma. Avevano rafforzato la custodia con 20 ausiliari in più, che sono volontari che cooperano con la polizia, e con altri piccoli gruppi di polizia. Quando scese la notte c’erano circa 60 persone, se non ricordo male 63, non si riscontrava nessuna attività anormale. C’era quasi una totale tranquillità.

Alle ore 21:00 circa iniziarono a concentrarsi da un lato e dall’altro decine di persone.

Randy Alonso . – Alle 20:00 ciò che la radio stava dicendo era più impattante: "le porte sono aperte".

Comandante. – L’ultimo titolare fu trasmesso alle 20:00. Non avevano avvisato...la sera, la Controintelligence inviava un rapporto scritto comunicando quanto successo durante il giorno e le misure adottate. Vista la poca importanza dei fatti lo fecero per iscritto. Non potevano immaginarsi ciò che sarebbe successo, furono realmente sorpresi dalla manipolazione della radio sovversiva. Le voci della rottura delle relazioni e le "porte aperte" si erano moltiplicate. Quasi nessuno di coloro che tentarono di penetrare aveva ascoltato le trasmissioni, avevano raccolto la voce di quello che si diceva per strada, e pensarono che la notte era il miglior momento; quelli della radio sovversiva conoscevano questo meccanismo e realizzarono deliberatamente la provocazione, questa fu la loro maggiore perfidia. Noi lo sappiamo bene che se si dice: Il Campidoglio ha le porte aperte per coloro che vogliono emigrare negli Stati Uniti", questi stessi elementi si muovono fin lì rapidamente.

Noi conosciamo il potenziale di questo tipo che ancora esiste, che si sentono privilegiati dal governo degli Stati Uniti, il nemico manipolò tutto questo. Però, fino ad ora l’Intelligence imperialista brilla per la sua assenza, sono falliti in tutto.

Noi possiamo avere una sicurezza assoluta e totale rispetto a tutto quanto stiamo facendo, assoluta e totale rispetto al futuro.

Penso che gli stessi compagni della Controintelligence e tutti coloro che intervennero per far fronte alle provocazioni, l’unità speciale che agì alla perfezione; fu un pugno di uomini, infatti le unità speciali sono state ridotte; forse quest’esperienza ci condurrà ad analizzare meglio sul da farsi. In questo paese c’è una forza, dalla mobilitazione di 100000 uomini nella nostra capitale in poche ore, a parte il poderoso potenziale delle forze armate e delle sue truppe speciali e un intero popolo, organizzato, addestrato ed armato per la guerra di tutto il popolo. Qui abbiamo forze che ci consentono di mobilitare centinaia di migliaia di uomini in quattro e quattr’otto. Però non si devono uccidere tomeguines (piccoli uccelli di Cuba; N.d.T.) a cannonate.

Una forza ben addestrata, ben specializzata può risolvere rapidamente situazioni di questo tipo. Però quelli che si trovavano lì erano forze ausiliari, non erano gente del "Blas Roca". Nel momento in cui entra l’autobus, lì c’erano 63 uomini. Loro contennero gli assalitori, impedirono che entrassero. È' la mia opinione personale, che avrebbero dovuti esserci più rinforzi, perché alle 21:00 cominciarono a concentrarsi lì gli elementi antisociali.

I compagni avevano inviato un rapporto di quattro pagine; tutti sanno molto bene che prima bisogna redigerlo, elaborarlo, precisare i numeri, dettarlo e trascriverlo. Questi sono i fatti. Io venni informato alle 23:00. Con un quaderno nella mano percorsi i luoghi. Il rapporto scritto arrivò, più o meno all’ora in cui l’autobus era già entrato nella sede. Dalle ore 21:00 c'erano state alcune pressioni e alcuni scontri perché coloro che si erano radunati cercavano di avanzare fino all’Ambasciata, sarebbe stato necessario allora mandare un rinforzo, poiché a quest’ora cominciarono a radunarsi circa 100 persone da una parte e altre 100 dall'altra; questo è ciò che penso a riguardo.

I nostri compagni lavorarono perfettamente, conoscono bene quali sono le critiche. Alcune persone si domandano com'è possibile, perché, effettivamente, questo ha sorpreso un poco per due fattori: una forte campagan per spargere la voce e trasmissioni dei titolare durante quasi 13 ore, 12 ore e mezzo per l’esattezza, dalle 07:35 alle 20:00. Alcune notizie e la tranquillità, all'inizio della sera, sicuramente gli rese più fidati. Io penso che già alle 21:00 sarebbe stato necessario mandare rinforzi. A partire da questa situazione, agirono in maniera eroica alcuni uomini che senza usare armi si misero di fronte a quelli che spingevano, i perturbatori sapevano bene che la nostra polizia non spara, sanno che questi procedimenti che si usano in altre parti del mondo e che vediamo tutti i giorni in televisione non vengono usati qui.

Questo è ciò che posso apportare ai fatti di questa storia. E ci sono altre piccole cose di cui discuteremmo un’altra volta. Comunque vedremo domani cosa deciderete nella tavola rotonda; forse dovremo discutere per una settimana su quanto accaduto, noi siamo pronti.

Randy Alonso.– Comandante volevo leggere una notizia di Prensa Latina che arrivò alcuni minuti fa, e che viene dal Messico, dice così: "Il Presidente messicano Vincente Fox affermò oggi a Prensa Latina che i vincoli tra il suo paese e Cuba si trovano in un livello magnifico e ambedue le parti stanno lavorando per rafforzarli con lo stesso entusiasmo di prima.

"’Le relazioni si trovano come prima o forse meglio, perché abbiamo avuto la possibilità di parlare con lo stesso Presidente Castro in maniera diretta’. Affermò. Spiegò che in situazioni di questo tipo, il suo governo procede di solito in questo modo, cioè, telefonando e parlando con chiunque sia necessario, in situazioni di questo tipo.

"In conferenza stampa con corrispondenti stranieri, oggi pomeriggio, Fox dichiarò: ‘i rapporti bilaterali restarono in un magnifico livello e continuiamo a lavorare con lo stesso entusiasmo di prima’.

"Alla domanda sulla reazione che provocò a Miami e negli Stati Uniti l’entrata nella sede diplomatica a L’Avana, rispose: ‘Mi sembra che chiunque, ogni gruppo, è libero di interpretare e pensare a modo proprio i fatti’. Qualificò di intempestiva l’entrata nell’Ambasciata messicana di questo gruppo di cubani, senza chiedere in nessun momento asilo politico o di persecuzione politica, semplicemente, irrompere nell'Ambasciata per mezzo dell’autobus.

"’Questo ci portò a chiedere al governo cubano la protezione dovuta alla nostra ambasciata e lo sloggiamento di queste persone, poiché non avevano nessuna proposta, e non vennero nemmeno per richiedere il visto, la protezione politica o altre cose’."

Comandante. – Una dichiarazione pulita, onesta, che conferma le cose che ho detto qui, e ci fa molto piacere che questa tavola rotonda concluda così.

Randy Alonso.– Comandante, la ringraziamo in maniera speciale della sua presenza in questa tavola; credo che ha contribuito a dare più argomenti al nostro popolo su quanto è successo. Credo che ha chiarito elementi importanti relativi ai fatti già noti, a questa provocazione finanziata, portata avanti da questa mafia anticubana, con la collaborazione dei suoi mercenari dentro il paese ed utilizzando elementi antisociali che, come Lei diceva, ancora sussistono nella nostra società, poiché cercarono di provocare, e ancora una volta ciò che trovarono fu la sconfitta, che è quello a cui è avvezza questa mafia. Le sue perfide intenzioni, nuovamente furono condannante alla sconfitta.

Gli argomenti offerti in questi due giorni, hanno contribuito a dare molta più informazione al nostro popolo che, fin dal primo momento, venne informato dalle Note Ufficiali emesse appena avvennero i fatti.

Comandante.– E mancano alcune notizie. A parte di quelle che vi ho riferito, mi ricordo di una in modo speciale che non ha avuto spazio per essere divulgata con la dovuta ampiezza perché dovrebbe essere analizzata, relativa ad alcuni delinquenti che assassinarono, per derubarli, alcuni emigrati provenienti da Miami in visita ai loro familiari. Questo è un altro compito su cui si lavorò moltissimo e la polizia con gran impegno e intelligenza riuscì a far luce sul caso.

Si scoprì tutto e, anche se noi non utilizziamo la cronaca nera, che molte volte serve per incitare i delitti piuttosto che per combatterli, non abbiamo avuto spazio né tempo per analizzare debitamente i fatti. Alcune persone si chiedono sull’accaduto e su quali sono stati i risultati delle indagini.

Posso comunicarvi che tutti i responsabili sono stati catturati. L’assassinio lo commisero nell’autostrada, molte persone ne erano a conoscenza, avevano udito parlare di questo tema. Bisognava indagare a fondo, verificare tutte le prove, nonché gli altri dettagli necessari al processo e impedire che i colpevoli scappassero. Serviva uno Sherlock Holmes; alla fine, molti Sherlock Holmes scoprirono fino all’ultimo dettaglio. La verità è abbastanza ripugnante perché i criminali uccisero perfino un bambino. Da tutto questo si deve trarre una lezione (APPLAUSI).

Randy Alonso . – Ancora una volta ringraziamo il Comandante, le persone che ci hanno accompagnato, gli invitati che sono stati con noi, in special modo al nostro Ministro degli Esteri e al compagno Lage.

Domani saremo di nuovo in tavola rotonda.

Buona notte.