TRIBUNA APERTA DELLA GIOVENTU’ E DEGLI STUDENTI" NELLA TAVOLA ROTONDA INTERNAZIONALE PER ANALIZZARE I CASI DI MUMIA ABU-JAMAL E SHAKA SANKOFA, TENUTASI NEGLI STUDI DELLA TELEVISIONE CUBANA, IL 19 GIUGNO DEL 2000

 

Randy Alonso.- Buonasera a tutti i nostri telespettatori e radioutenti.

Chi conosce il sistema giuridico e il sistema penale nordamericano, si lamenta e si spaventa, però non si sorprende, per il fatto che un bambino cubano di sei anni soffra la detenzione arbitraria e l’abuso ingiustificato di restare lontano dalla sua patria.

I casi di errori giudiziali, condanne per il colore della pelle o per la povertà, l’uso di testimoni falsi, l’abuso nelle prigioni, sono frequenti nella società nordamericana. Oggi, nella nostra tavola rotonda, vi parleremo di questi temi e di alcuni casi che meritano l’attenzione dell’opinione pubblica e specialmente del popolo cubano, in maniera particolare, il caso di Mumia Abu-Jamal, giornalista e militante del movimento politico nero a Filadelfia, che fu ingiustamente accusato della morte di un poliziotto bianco, e condannato alla pena di morte 18 anni fa.

Per queste analisi oggi mi accompagna un panel di carattere speciale.

Questa sera sono con noi la signora Pam Africa, coordinatrice dell’organizzazione Internacional Concerned Family and Friends of Mumia Abu-Jamal; Rosemari Melay, avvocato di Nueva York e amica di Mumia, che, fra l’altro, è una importante attivista della comunità afronordamericana in questa città; Leonard Weinglass, prestigioso avvocato di uno studio di Nueva York, laureato all’Università di Yale, e che è il principale avvocato difensore di Mumia Abu-Jamal.

Ci accompagnano anche la signora Gloria Rubac, attivista del movimento sulle prigioni e la pena di morte nel Texas; una persona che è già stata con noi in altre tavole rotonde, la signora Gloria La Riva, che è dirigente sindacale nello stato della California e, inoltre, membro del Internacional Action Center, Gloria è stata attiva per molto tempo nella solidarietà con Cuba; Lennox Hinds, professore di Diritto nell’Università di Rutgers e un prestigioso avvocato negli Stati Uniti, e Monica Moorehead, dirigente del Partito Mondo Operaio e aspirante alla Presidenza degli Stati Uniti rapresentando il suddetto partito.

Questa è la composizione del nostro panel per la serata di oggi. Come potete vedere è una tavola rotonda con caratteristiche speciali.

Abbiamo una traduzione simultanea per i nostri ascoltatori, perché possano capire e ascoltare quello di cui si discuterà in questa tavola rotonda, poiché credo sia importante per noi, per il nostro popolo e per poter seguire da vicino gli intrighi della società nordamericana nel suo insieme.

Casualmete in un giorno come oggi, 47 anni fa, alle ore 20:00, furono uccisi negli Stati Uniti i coniugi Julius ed Ethel Rosenberg, vittime della guerra fredda e del sistema politico e giudiziario nordamericano. Quando morirono lasciarono due figli piccoli, uno di loro, Robert, aveva solo sei anni come il nostro Elián Gonzáles Brotons. Questo fu uno dei peggiori crimini dell’epoca; poi ci sono state altre vittime, una delle quali è Mumia Abu-Jamal.

Cosa sentì questo giornalista e militante politico dopoché lo condannarono ingiustamente alla pena di morte?

Vediamo questo video dove egli racconta le sue esperienze.

Mumia Abu-Jamal .- Sono totalmente innocente delle accuse che mi si imputano, non sono colpevole di quello che mi si accusa.

Giornalista.- Cosa sentì quando lo condannarono a morte nel 1982?

Mumia Abu-Jamal.- Credo che sentii ira, una intensa ira. Avevo la sensazione che l’ingiustizia penetrava nel più profondo della mia anima; ira, ingiustizia, oltraggio,paura, sensazioni che erano tutte mescolate, che mi venivano da tutte le parti; però avevo la sicurezza che non potevano durare, la sicurezza che sarebbero cessate e lo credo ancora.

Randy Alonso.- Queste furono le dichiarazioni di Mumia, di come si sentiva quando seppe che era stato condannato ingiustamente alla pena di morte.

Pam, lei che conosce Mumia, che si trovava in questa epoca a Filadelfia, quale ambiente, quale contesto si viveva in questa città nel momento in cui si seppe che Mumia era stato condannato alla pena di morte?

Pam Africa.- Era l’epoca, e tuttora lo é, di uno dei governi più brutali, opressori, razzisti e fascisti del mondo. Mumia voleva denunciare il razzismo e la brutalità del governo del sindaco Rizzo a Filadelfia.

In quel periodo un giovane nero che si chiamava Cornell Warren, un lavoratore che ritornava dal suo lavoro, fu ammanettato dietro la schiena, portato dietro il museo afronordamericano dove gli spararono alla testa deliberatamente.

Winston X Hood, un altro uomo nero, fu bastonato selvaggiamente e in seguito ucciso. Nessuno degli ufficiali di polizia passò un giorno in carcere.

José Reyes, un altro latino, fu bastonato a morte davanti a sua moglie.

Mumia voleva questo quando entrò in contatto con l’organizzazione MOVE. In questo momento il governo nascondeva il brutale assassinio di un bambino di tre settimane, Life Africa appartenente all’organizzazione MOVE, e Mumia disse che questo lo aveva profondamente colpito, che voleva presenta ai tribunali questo fatto e che voleva denunciarlo; era un’ingiustizia totale.

Mumia incominciò a seguire i processi dell’organizzazione MOVE, e poco dopo il governo del sindaco Rizzo attaccò la sede dell’organizzazione, nonostante tutte le prove e l’ampio appoggio della comunità, e si dichiarò apertamente che l’organizzazione MOVE era un’organizzazione rivoluzionaria e che il suo desiderio era manifestare le ingiustizie.

Quello che Mumia vide e che altri videro, fu il brutale attacco, il tentativo di assassinare persone davanti agli occhi di tutti, e le dichiarazioni che gli uomini neri che erano stati uccisi, avevano attaccato il governo e che avevano attaccato la polizia. Però quello che Mumia vide e che fu esposto al mondo, furono le botte che diedero a Delbert Africa, un uomo che aveva le mani in alto, che non portava armi, e, tuttavia, davanti al mondo, si accusò quest’uomo di portare con sé un revolver e una carabina. Mumia si introdusse in questo caso e il governo lo perseguitò per questo.

Rosemari Mealy.- Randy, vorrei aggiungere qualcosa in più per quello che concerne la partecipazione di Mumia nell’organizzazione MOVE. Desideriamo con il pubblico fare un passo indietro nel tempo, fino al 1967. In Filadelfia, 3000 studenti parteciparono ad una manifestazione davanti al Consiglio di Educazione di questa città, esigendo un programma di cultura per i neri. In questo momento Mumia aveva 13 o 14 anni e si mise alla testa di questo movimenteo fino ad un certo punto.

Aggiungerei che nei documenti e negli archivi dell’FBI, che il suo avvocato analizzerà qui questa sera, nonostante la giovane età, Mumia era già schedato dalla polizia di Filadelfia; ambedue eravamo membri del Partito delle Pantere Nere a Filadelfia, e in questo momento Mumia svolgeva un ruolo di dirigente, nonostante non avesse ancora 16 anni. In questa epoca Filadelfia era conosciuta come una delle peggiori città, venivano attaccati gruppi di comunità e organizzazioni comunitarie che avevano il coraggio di sfidare e di lottare contro la brutalità delle forze di polizia di questa città.

Ci furono molti assassini quasi uguali a quelli menzionati da Pam, per cui Mumia (sotto la sua direzione nel Partito delle Pantere Nere) organizzava i membri del partito per andare nelle comunità e individuare quei poliziotti che erano accusati di assassinare i giovani della città. Egli ci organizzava per creare dei poster, che affiggevamo in tutta la città, dova appariva la foto di quei poliziotti implicati in questi assassini; questo indignò il governo del sindaco Rizzo, e nuovamente lo schedarono come leader.

Più tardi il Partito delle Pantere Nere organizzò un convegno rivoluzionario a Filadelfia e in questo momento volevamo riscrivere la costituzione degli Stati Uniti, considerando quanto stava succedendo nella nostra comunità negli Stati Uniti. Ancora una volta il governo di Rizzo, che lavorava insieme all’FBI, organizzò un attacco contro il Partito delle Pantere Nere e attaccò la nostra organizzazione, e fino ad un certo punto volevano opporre la comunità afronordamericana al Partito delle Pantere Nere. Obbligavano gli uomini delle Pantere Nere a spogliarsi in mezzo alla strada, mentre a noi donne ci spogliavano per registrarci, e in questo momento il sindaco disse:"Avete visto quello che ho fatto? Ho catturato questi membri del Partito Pantere Nere con i pantaloni giù". Questo fu un tentativo deliberato per scalzare e distruggere il partito, poiché costringeva la direzione del Partito delle Pantere Nere a restare in prigione con un’alta cauzione. Con 15 anni di età Mumia era il leader nel Partito delle Pantere Nere a Filadelfia, e questo infuriò il Dipartimento di Polizia.

Quando divenne giornalista utilizzava questi mezzi per esporre davanti a tutti, nel giornale del Partito delle Pantere Nere, quello che accadeva in questa città, e questo semplicemente infuriava i poliziotti e il sindaco, fino al punto da identificarlo come una minaccia per la società; così pensò l’FBI e che bisognava metterlo in prigione. A partire da questo momento le sue relazioni con l’organizzazione MOVE vennero viste dalle forze di questa città come quelle di una persona che era schedata come militante, come un rivoluzionario.

Randy Alonso.- Grazie, Rosemari, per averci offerto anche la tua visione. Eri amica di Mumia, hai continuato a visitarlo in prigione e credo che è molto importante che insieme a Pam ci abbia potuto dare una visione di Mumia, di come era Filadelfia in questa tappa dell’anno 1982, quando fu ingiustamente condannato, e voglio che ora vediate anche questa sintesi di un materiale che trasmise la rete televisiva HBO, dove il proprio Mumia racconta come ricorda quella notte in cui accadde il supposto crimine.

Giornalista.- Il più vicino alla realtà di quella notte, è contenuto nel suo recente libro, passando dal surreale al quasi astratto, Jamal descrive le sensazioni che provò nel perdere e recuperare la coscienza dopoché era stato ferito.

Mumia.- Sono come addormentato, perché la mente non sembra addormentata come il resto del corpo. Il tempo sembra più lento, più facile, meno opprimente, mi sento stranamente leggero. Guardo verso giù e vedo un uomo buttato nell’angolo con la testa appoggiata sopra il suo petto, con lo sguardo verso il basso: Caspita, quello sono io.

Un brivido di reminescenza percorre tutto il mio corpo. Un poliziotto si avvicina all’uomo, lo prende a calci nella faccia. Lo sento? No, non lo sento. Altri tre poliziotti si uniscono al ballo e cominciano a dargli calci, a colpire con il manganello quella massa abbattuta, sanguinante e ammanettata; due dei poliziotti lo sollevano per le braccia e lo lanciano di testa contro un palo di acciaio. Cade al suolo. Papà? Dimmi piccolina. Perché questi uomini ti stanno bastonando così? Non ti preoccupare, sto bene. Però papà, perché? Perché ti spararono e ti bastonarono con i piedi e con le mani? Credo che è da molto tempo che volevano farlo, piccolina mia, però non ti preoccupare, papà sta bene. Vedi, non sento niente.

Quando ritorno in me sono ammanettato, il mio alito è dolce ed ha il forte sapore metallico del sangue, sto nell’oscurità, buttato in un furgone e finisco come una massa informe asfissiata, vicino alla radio. Non sento dolore, solo la pressione che rende difficile ogni alito sanguinolento.

Io sono in cammino, la mia meta è l’edificio del Governo, molto presumibilmente la mia meta è la morte.

Randy Alonso.- Abbiamo ascoltato questa relazione di Mumia tratta da uno dei suoi libri, dove racconta quello che accadde in quella notte tenebrosa che lo ha portato all’ingiusta condanna, alla pena di morte.

Leonard, lei che è stato il principale avvocato difensore di Mumia, nella sua opinione, come è stato questo processo legale, che irregolarità si sono commesse e che azioni sono state realizzate in questo processo?

Leonard Weinglass.- Il caso di Mumia Abu-Jamal rispecchia la lunga storia delle vertenze nei confronti della pena capitale utilizzata contro i neri nordamericani negli Stati Uniti. Sfortunatamente la situazione è la stessa nella realtà attuale.

Come afronordamericano di 28 anni, Mumia fu accusato dell’assassinio di un poliziotto bianco. Questo processo, come i processi di molti altri che affrontarono situazioni simili, rispecchiò i tre fattori che fanno sì che questi procedimenti siano molto ingiusti sotto qualsiasi parametro: la razza, la classe, la politica.

In quanto alla razza, uno studio realizzato dalla più prestigiosa istituzione di governo degli Stati Uniti, l’Ufficio Generale della Contabilità, arrivò alla conclusione che era innegabile che in quelle controversie rispetto alla pena capitale, la razza costituiva un fattore e questo si rispecchia nella popolazione che si trova nel braccio della morte. Nella città di Filadelfia, da dove viene Mumia, ci sono 216 persone nel braccio della morte, di queste solo 13 sono bianche.

Quando si guarda la storia, ci sono state 18000 esecuzioni, solo 38 furono di persone bianche, accusate di avere ucciso persone nere; quindi non si tratta solo della razza dell’accusato, ma anche della razza della vittima. Evidentemente negli Stati Uniti una vita bianca vale di più di una vita nera.

In quanto alle classi, una volta in più non si può negare che tra i 3600 uomini e donne che si trovano nel braccio della morte negli Stati uniti, non esistono milionari, non c’è nessuno che appartenga alla classe medio alta. Di fatto, Mumia è uno dei pochi, della classe media.

Questa popolazione del braccio della morte fondamentalmente è composta dai più poveri tra i poveri, il prodotto di coloro che hanno le peggiori condizioni di vita negli Stati Uniti, di quelli della peggiore educazione, di quelli della peggior attenzione medica, di quelli delle peggiori condizioni ambientali.

Uno studio di queste 3600 persone indica che più del 90 % nella sua infanzia furono vittime della violenza sessuale e della violenza fisica; per questo motivo, queste sono le persone meno potenti delle persone che esistono nel paese, e nei loro processi devono dipendere dallo Stato che le offre un avvocato d’ufficio, perché non hanno i mezzi per difendersi, e, come nel caso di Mumia, i soldi neccessari alla difesa non esistono. Mumia non ebbe un investigatore quando si presentò a giudizio, non gli fu dato denaro per poter avere un perito, un esperto in armi da fuoco, un medico, e il suo avvocato, un uomo patetico che ora ha perso la licenza per esercitare il diritto, non fece nessuna ricerca, non parlò con nessuno dei testimoni, e ammise che non era per niente preparato per questo giudizio.

Avete già ascoltato come la politica ha influito nel caso di Mumia, Pam e Rosemari si sono già riferite a questo. Però dentro lo stesso sistema, nella maggioranza dei casi, questo costuisce un fattore. Il P.M. che deve decidere se un caso debba essere condannato alla pena capitale o meno, è un funzionario eletto con l’appoggio dei sindacati di polizia; è una persona che sta pensando alle prossime elezioni e non nel caso, come una questione di giustizia.

Il P.M. che ordinò la condanna di Mumia alla pena capitale, divenne il sindaco della città di Filadelfia, e ora è il presidente nazionale del Partito Democratico. Se egli avesse deciso di non processare Mumia, non sarebbe diventato sindaco ne sarebbe presidente del Partito Democratico. Per tanto le ambizioni politiche costituiscono un fattore nella maggioranza di questi casi, e nel proprio giudizio di Mumia, il P.M. utilizzò le dichiarazioni politiche che aveva fatto Mumia 12 anni prima, quando aveva 16 anni, e le utilizzò per convincere la giuria, fondamentalmente bianca, che Mumia non era soltanto un uomo nero accusato di un crimine, ma che era anche un radicale politico pericoloso.

Il Tribunale Supremo degli Stati Uniti ha detto che non si possono utilizzare le appartenenze politiche di un uomo per condannarlo alla pena di morte; però questo si fece in questo caso, e si è acettato fino a questo momento. Il suo caso venne assegnato ad un giudice che aveva mandato più persone nel braccio della morte di qualunque altro giudice degli Stati Uniti; di fatto ha mandato nel braccio della morte il doppio del giudice che occupa in questo momento il secondo posto in questa triste classifica. Questa persona aveva precedentemente mandato un uomo innocente in prigione, per più di dieci anni, prima che si scoprisse che era stato oggetto di un processo sbagliato.

La polizia ha minacciato i testimoni di Mumia, e ora una signora che fu testimone ha detto che mentì quando testimoniò perché era stata minacciata dalla polizia. Altri due testimoni dissero che non avevano testimoniato perché la polizia li minacciò perché non si presentassero a testimoniare in favore di Mumia.

Il più alto funzionario che si trovava nella scena del crimine quando successe il caso di Mumia, fu accusato di corruzione e sollevato dal suo incarico. Quindi fu una combinazione tra il pregiudizio del tribunale con l’inefficenza dell’avvocato di Mumia che non presentò i testimoni a suo favore, incluso suo fratello, che aveva il diritto di essere suo testimone. Qualche anno più tardi cercammo di portare suo fratello al tribunale (io lo chiamai), però il giudice disse che se suo fratello si presentava a testimoniare, sarebbe stato mandato in carcere sulla base di accuse che pesano su di lui; e il fratello di Mumia mi disse che se andava in carcere, dopo aver testimoniato in favore del fratello, la polizia lo avrebbe ucciso, e, per tanto, non lo fece.

In questo momento, dopo 18 anni, il suo caso si trova davanti ad un tribunale federale negli Stai Uniti. Questa è la prima volta che Mumia si trova davanti ad un giudice che non è stato eletto e che ha una carica a vita.

Abbiamo presentato 29 domande esigendo un nuovo processo per Mumia. Tutte queste domande devono dare a Mumia un nuovo processo, e abbiamo la speranza di ricevere una risposta da questo giudice prima che finisca l’anno, e poter portare Mumia al tribunale perché possa ricevere un nuovo processo, con una nuova giuria, con un nuovo giudice, perché decida se Mumia è innocente o no.

Siamo convinti che la sua innocenza sarà chiarita; però abbiamo un problema: la legge cambiò nel 1996, e cambiò in modo tale che ora il ricorso di Mumia, incluso nel tribunale federale, si fa molto difficile.

E’ lo stesso problema che affronta Shaka, nel Texas. Prima del 1996, Mumia aveva una buona possibilità di avere un nuovo giudizio; però in queste condizioni risulta molto difficile.

Siamo preoccupati e c’è stata una grande mobilizzazione negli Stati Uniti, e anche in altri paesi, per salvare Mumia. Abbiamo la speranza che quando questo giudice federale ascolti finalmente tutte le prove, abbia il coraggio di ignorare questa legge del 1996 e dare a Mumia quello che realmente ha meritato da 18 anni ad adesso, cioè, un’opportunità giusta per dimostrare la sua innocenza.

Randy Alonso.- Certamente lei parlava che la povertà e la razza hanno un peso importante nelle accuse, nei delitti che si imputano alle persone.

Stavo leggendo un dato che dà un editore di giornali nordamericano, Joel Olson,in un libro che fu pubblicato recentemente; egli diceva che negli Stati Uniti è un crimine essere povero, e mentre più poveri siamo più criminali ci considerano, e che ci sono 5 milioni di nordamericani senza casa, 37 milioni non hanno accesso alla sanità, 30 milioni sono analfabeti totali e altri 30 milioni sono semi-analfabeti, più di 1 milione di cittadini si trovano in prigione e un 20 % vive sotto il livello di povertà. Tutti questi dati fanno anche parte del panorama nel quale si muove il sistema legale e il sistema della polizia che, evidentemente, ha un alto peso razzista.

Però mi interessava anche sapere, Leonard, perché si parla molto di lui (chi ha potuto vedere il materiale che abbiamo trasmesso il mercoledì della settimana scorsa sul caso di Mumia, ha potuto vedere il famoso giudice Sabo, che fu colui che condannò Mumia, che negò ripetutamente il ricorso), chi è Sabo, chi è questo personaggio, cosa è successo con lui.

Leonard Weinglass.- Il giudice Sabo, al quale lei si riferisce, è stato costretto dal Tribunale Supremo della Pensilvania a ritirarsi; però da molto tempo ha influito negativamente nel caso di Mumia. Aspettarono fino a quando egli emise la condanna, fu molto dannoso per il ricorso di Mumia, e solo dopo aver emesso la condanna lo costrinsero a ritirarsi. Egli avrebbe dovuto essere ritirato da molto tempo.

Questo giudice in precedenza era un alto ufficiale della polizia, e lo fu per 16 anni prima di diventare giudice. Come giudice, continuò considerandosi un funzionario della polizia. Fu membro dello stesso sindacato di polizia al quale apparteneva la supposta vittima di Mumia. Gli chiedemmo che si ritirasse dal caso perché non era giusto che vi partecipasse, tuttavia si rifiutó. Ora non si trova nel processo, se Mumia ha un nuovo giudizio, avrà un nuovo giudice; però tuttavia ci colpiscono le azioni discriminatorie e pregiudiziali che egli provocò in questo caso.

Randy Alonso.- Nella sua opinione, il caso Mumia è diventato, oltre che un processo discriminatorio, anche praticamente un processo politico.

Leonard Weinglass.- Nel modo più assoluto credo che il caso di Mumia fu un caso politico fin dall’inizio, e ha continuato ad essere un caso politico, e ora egli ha ottenuto moltissimo appoggio; è l’unico ex membro del Partito delle Pantere Nere che si trova nel braccio della morte negli Stati Uniti; è l’unico giornalista della radio che si trova nel braccio della morte negli Stati Uniti. Egli è autore di tre libri, ha una laurea master nell’Università di California, oratore di cerimonie di lauree. Egli è un uomo che ha scritto cento articoli, già pubblicati, e non c’é dubbio che questo sia un evidente caso politico.

Randy Alonso.- Lo sottolineo, perché, per noi che abbiamo partecipato per mesi a queste tavole rotonde, in varie ocasioni abbiamo detto che il caso di Elián si è transformato anche in un caso politico nelle corti nordamericane, e, evidentemente, ha dei precedenti. Io credo che è importante sottolineare questo tema.

Però lei, Leonard, si riferiva al movimento di solidarietà che è nato con il caso di Mumia. Pam è coordinatrice di una delle organizzazioni che ha generato, che ha appoggiato questo movimento di solidarietà.

Nella sua opinione, Pam, che importanza ha avuto, come si è organizzato questo movimento di solidarietà con il caso di Mumia?

Pam Africa.- Questo movimento di solidarietà cominciò a Filadelfia e si propagò per tutto il mondo. Persone note come il Presidente di Francia Jacques Chirac, i sindacati..., e il 24 aprile , il giorno della manifestazione "Milioni di persone per Mumia", nella costa occidentale, i sindacati bloccarono tutta l’area di imbarco nel nome di Mumia, e ci fu la partecipazione del sindacato, degli studenti che hanno sfidato il governo per cercare di evitare che si parlasse contro Mumia. C’era l’ Associazione Nazionale Dei Poliziotti Neri, che diceva di aver fatto investigazioni sul caso e di aver incontrato Mumia meritevole di un altro giudizio; increparono un governo e i sindacati paralizzarono tutta la costa occidentale. Quando ci sono presidenti, quando ci sono sindaci, come il sindaco di San Francisco che rischia il suo posto e dichiara che non c’era stato un giudizio giusto per Mumia, e esigono un giudizio giusto; quando ci sono persone che si lanciano nelle strade, mentre si celebra la Convenzione dei Governatori, nel 1995, giusto dopo che il goverantore Ridge firmasse la sentenza di morte di Abu-Jamal, e quando ci sono persone di colore, persone bianche, persone dell’alta società che vanno e manifestano nella Convenzione dei Governatori, allora sappiamo che noi possiamo affrontare la CIA, l’FBI, e qualsiasi tipo di persona che sta al potere con armi, che non esiterebbero ad utilizzarle contro di noi. Quando queste persone furono alla ricerca del governatore, interrupero immediatamente la Convenzione.

Anche a San Francisco, dove c’era il Presidente, migliaia di persone si lanciarono per le strade, e fecero proteste a favore di Mumia, e quando si seppe che il Presidente stava a qualche isolato furono lì per protestare. Quando ci sono studenti universitari che anche loro si lanciarono nelle strade e che furono brutalmente colpiti e incarcerati e nonostante questo il movimento continua a crescere ogni volta di più, il desiderio di Mumia è sempre stato quello di denunciare l’ingiustizia, ed è esattamente quello che ha fatto. Egli ha parlato non solo dell’ingiustizia della polizia di Filadelfia, seno di tutta la brutalità degli Stati Uniti. Questo è stato esposto davanti al mondo. Il movimento è davvero immenso.

Rosemari Mealy.- Non dobbiamo dimenticare che prima di arrestare Mumia, egli già aveva cominciato a investigare sulla corruzione all’inferno della polizia, e cominciavano ad ascoltarsi i suoi commenti nelle stazioni di radio..., che a volte il governo federale doveva andare a Filadelfia e investigare sulla Polizia, (come molti avvocati qui sanno) e le persone giudicate dai tribunali furono liberate.Con tutto ciò, anche a Mumia si proibì di continuare i suoi commenti alla radio pubblica, questo dovuto al potere della sua voce e della sua penna. Sebbene si trovi nel braccio della morte, viene visto ancora come una minaccia, e il suo ultimo libro, All Thing Censored (Tutte cose censurate), dove sono raccolti i commenti che egli fece per la radio pubblica, perché, con gli sforzi dell’Ordine Fraternale della Polizia, che è l’organizzazione che rappresenta la polizia nazionalmente, che non volevano che fossero trasmessi per la radio, dovettero cessare. In maniera che, come giornalista in gamba, come giornalista che ha ricevuto premi, egli costituisce una minaccia molto seria.

Pam Africa.- Nei suoi libri egli espone non solo l’attacco contro i neri, ma anche gli attacchi ai funzionari neri, ai congressisti, mogli, eccetera, che aiutavano i poveri, ai nulla tenenti, che nella città di Fialdelfia vivono nella metropolitana, sottoterra, che erano attaccati dalla polizia. Si parla degli svantaggi di essere povero, delle botte che si danno ai poveri.

Mumia, dal braccio della morte, scrive di questo, e della moglie di un senatore che, essendo nella propria macchina, fu arrestata e i poliziotti ruppero i finestrini della sua macchina. Di nuovo Mumia espose la corruzione; questo si incontra in questi libri, perché il mondo conosca questa corruzione, e conosca anche l’assassinio di reclusi dentro le prigioni.

Non proibirono i libri di Mumia per questo. Quando parlano di vietare i suoi libri non dicono che lo fanno perché mentì sulla corruzione che esiste nel sistema; vietano i libri perché non possa esporre la verità. Mai lo si accusò di mentire.

Randy Alonso.- In questo movimento di solidarietà di cui voi parlate, sono state attive anche le organizzazioni cubane: l’Unione Nazionale degli Scrittori e Artisti di Cuba (UNEAC). l’Unione dei Giornalisti di Cuba (UPEC), l’Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli (ICAP) e l’Unione Nazionale dei Giuristi, hanno emesso dichiarazioni in vari momenti per la liberazione di Abul-Jamal, e lo hanno fatto anche alcune organizzazioni internazionali con sede all’Avana, come l’Organizzazione Continentale Latinoamericana e Caraibica degli Studenti (OCLAE) e l’Organizzazione di Solidarietà con i Popoli dell’Asia, Africa e America Latina (OSPAAAL), alcuni rappresentanti di queste ci accompagnano oggi come invitati a questa tavola rotonda.

C’é un dato di cui si parlava nel caso specifico di Fialdelfia. Ho qui un’informazione che dice che mentre solo il 9% della poplazione totale della Pensilvania è afronordamericana, la percentuale dei condananti a morte è quasi sette volte questa cifra, vale a dire, 62 %, quello che è considerato come il maggior indice di disparità raziale esistente in uno stato. D’altra parte, uno studio del 1988, dell’Università di Iowa, rivela che un giovane che cresce a Filadelfia è 11,5 volte più propenso a finire tra i condannati a morte che in Georgia, Alabama e altri stati del sud, dove la popolazione è per la maggior parte di colore. In questo contesto si da e si segue a dare il caso di Mumia Abu-Jamal.

Mi avvertono che abbiamo ora una telefonata nel nostro centro internazionale. Qui il giornalista Miguel Angel Masjuán è riuscito a contattare Jeff Mackler, che dirige una delle coalizioni di solidarietà con Mumia Abu-Jamal.

Avanti, Masjuán.

Miguel A. Masjuán.- Molto bene, siamo in linea con Jeff Mackler, che è il direttore dell’organizzazione Mobilitazione per la liberazione di Mumia Abu-Jamal e uno dei coordinatori nazionali per la sua difesa. Siamo in contatto con lui, abbiamo chiacchierato un po’ e ora lui ci dà le sue impressioni sugli ultimi fatti.

Signor Mackler, come sta oggi?

Jeff Mackler.- Bene Grazie.

Miguel A. Masjuán.- Per me è un piacere contattarla.

Che può dirci su Mumia e sugli ultimi fatti?

Jeff Mackler.- Bene, io fui a visitare Mumia lunedì 12 giugno, e devo dire che il suo morale è molto alto. Egli ha seguito molto da vicino il dibattito nazionale che si è aperto sopra il suo caso, perché ora è risultato chiaro che ci sono molte persone innocenti che saranno giustiziate da quello che viene chiamato "sistema di giustizia penale degli Stati Uniti".

Mumia è molto preoccupato per la vita di Gary Graham, il cui nome africano è Shaka Sankofa, la cui esecuzione è prevista per il 22 giugno. Gary Graham è innocente. Ci sono sette testimoni oculari che possono provare che egli non può aver ucciso la persona della cui morte lo si accusa, però c’é una legge che proibisce la presentazione di questa informazione, perché sono passati 30 giorni dopo la condanna di Gary e Gary è stato in prigione per più di 20 anni.

Mumia è una persona impressionante. Egli ha seguito i dibattiti sul carattere reazionario del sistema giuridico degli Stati Uniti. Ha seguito le azioni di massa e le dimostrazioni di tutta una generazione che lotta per i diritti umani e democratici negli Stati Uniti.

Ha capeggiato la lotta contro l’esecuzione delle 3600 persone che si trovano nella lista della morte negli Stati Uniti. Ha approfittato il meglio possibile della sua vita in carcere, legge di tutto, libri di storia, letteratura e, ovviamente, gli abbiamo parlato di questo programma televisivo di Cuba e si è sentito molto contento e mi ha chiesto di trasmettere al popolo di Cuba i suoi saluti, per la sua lotta per i diritti democratici e umani.

Lei sa che Mumia, ovviamente, come molte persone negli Stati Uniti, sta a fianco di Elián e di suo padre, per il suo immediato ritorno a Cuba.

In questo momento ci sono migliaia di persone che stanno facendo manifestazioni in favore di Mumia. Ieri abbiamo avuto una manifestazione in un locale, chiamata "Bring Back Mumia" (Portare Mumia a casa), a cui parteciparono 6000 persone e dove si raccolsero migliaia di fondi per la sua causa.

Egli ha avuto molto interesse per la lotta rivoluzionaria e per la lotta dei diritti umani. Il Comitato per la sua difesa ha intrapreso una grande lotta per salvare la vita della persona che si trova in pericolo più immediato di esecuzione, letteralmente, entro giorni, Gary Graham.

Mumia ha capeggiato la lotta per salvare la sua vita e i suoi simpatizzanti si sono uniti a questa lotta.

Per due ore dibatemmo su tutto, sulla letteratura, su tutta la lotta che in tutto il mondo si realizza, e da eminenti nordamericani, in favore della sua causa. Ci sono molte persone che si sono unite alla lotta per la sua libertà. E’ una persona unica, che si è trovato in una cella isolata, 23 ore al giorno, negli ultimi anni di carcerazione e ha criticato l’ipocrisia del sistema giudiziario degli Stati Uniti.

Abbiamo parlato di quello che faremo quando riusciremo a liberarlo dal carcere, e disse che gli piacerebbe uscire a camminare per due ore, cenare e visitare Cuba. Così credo dovete prepararvi a ricevere Mumia nel vostro paese, quando Mumia sia un uomo libero, e condividere con lui la libertà che il popolo di Cuba ha ottenuto a un prezzo così alto.

Miguel A. Masjuán.- Grazie mille per la sua collaborazione. Lei sa che in questo momento abbiamo a Cuba un programma speciale dedicato a lui e speriamo che gli venga concessa la sua libertà al più presto.

Mille grazie Jeff.

Jeff Mackler.- Grazie.

Miguel A. Masjuán.- E dopo aver ascoltato Jeff Mackler ritorniamo alla nostra tavola rotonda.

Randy Alonso.- Avete ascoltato questa telefonata.

Parlavamo di come il fattore razziale continua a limitare la giustizia negli Stati Uniti, però questo non accade solo a Filadelfia, abbiamo un’informazione qui della CNN in spagnolo, che ci viene inviato da Houston, e dice:

"Per lo meno nove uomini sono stati condannati a morte nel Texas, seguendo suggerimenti di uno psicologo, sulla base della razza degli accusati, secondo una notizia giudiziale, che torna a focalizzare l’attenzione sull’applicazione della pena capitale in questo stato nordamericano.

"La condanna a morte che motivò l’investigazione fu revocata il lunedì dalla Corte Suprema degli Stati Uniti" (vale a dire il lunedì della settimana passata). "Lo psicologo Walter Quijano aveva dichiarato che l’operaio argentino Victor Hugo Saldaño, condannato per assassinio, era un pericolo per la società a causa della sua origine ispanica.

"Il Texas ha giusitziato 218 persone dal 1982, molte di più di qualsiasi altro stato dell’unione americana".

Dicevamo che Mumia non era l’unico innocente che era stato condananto alla pena di morte; ce n’è uno anche in Texas e precisamente l’afronordamericano Shaka Sankofa, del quale ci parlò Mackler nella sua telefonata.

Sankofa è stato ingiustamente condannato alla pena di morte, accusato di aver ucciso un uomo bianco e si è fissata la data della sua esecuzione tra tre giorni, il prosimo 22 giugno.

Queste sono alcune delle dichiarazioni che recentemente ha fatto Shaka e parte della sua famiglia, che noi vogliamo mostrarvi in un breve video che abbiamo:

Avvocato.- Non ci sono dubbi che Gary Graham può morire per un atto che non commise.

Parente.- Loro possono essersi sbagliati.

Parente.- Se non hai soldi, non c’è giustizia.

Parente.- Se ci fosse giustizia le cose sarebbero differenti.

James Dixon.- La questione è se Gary Graham fu condannato come risultato di un fatto e di un giudizio equo. D’acccordo con questo affidavit errato, l’investigatore assunto a suo nome, dichiarò che Gary Graham non ricevette un giudizio giusto.

Ascoltate questo: io ricordo che dal primo momento il suo giudice disse che Gary Graham era colpevole e questo danneggio la mia indagine. Questo può essere ingiusto, però è così che accadde.

Doug O Brien.- Ora ascoltatemi. Questa squadra di tipo legale, agì per conto proprio, tutto il sistema giudiziario dipende dai procuratori e dal loro lavoro, che consiste nell’investigare tutti i casi e rappresentare i loro clienti il meglio possibile.

Chester Thorton.- Questa è una prova reale della dichiarazione raccolta nel affidavit.

Gary Graham.- E che non mi preoccupa tanto. In quei momenti non mi preocccupò tanto perché c’erano altri furti e basicamente, come si disse, si suppose che io ero il colpevole del furto e, per questo motivo, io ero anche il colpevole dell’assassinio.

Doug O Brien.- Il diritto del confronto e dell’interrogatorio è uno dei concetti più importanti nel nostro paese, e, ovviamente, si approfittò di questo nel processo e a partire da questo qualsiasi persona può essere condannata a morte per fatti che non commise.

Dennis Graham.- Nel suo nome, i suoi avvocati non agirono, nemmeno testimone chiave. Secondo quanto dissero, non ci fu altra opzione che dichiararlo colpevole.

Randy Alonso.- Furono queste le dichiarazioni di Shaka Sankofa e di altri personaggi legati al caso.

Voglio precisare ai nostri ascoltatori che Shaka viene anche chiamato con il nome di Gary Graham; per questo sentiranno indistintamente, in un momento o l’altro, il nome detto in una maniera o nell’altra.

Abbiamo qui Gloria Rubac, che è stata una forte attivista del movimento di solidarietà con Shaka in Texas e ha anche studiato tutto il tema delle prigioni, dalla pena di morte in questo stato che (come abbiamo detto) è quello che ha giustiziato più persone negli ultimi anni negli Stati Uniti.

Gloria, vorremmo che ci raccontasse brevemente il caso Shaka; come sta, in che stato si trova, perché abbiamo detto che entro pochi giorni sarà giustiziato; che sforzi si sono fatti, come si trova il movimento di solidarietà e quanti altri elementi sul Texas ci potesse offrire.

Gloria Rubac.- Prima di tutto, per parlare del caso di Shaka, rimasi realmente stupita per quello che disse Leonard su Mumia, perché ci sono molte questioni simili.

Shaka fu arrestato quando aveva 17 anni e, secondo molte leggi internazionali, questo non deve succedere con i giovani, cioè essi non devono essere condannati a morte, tuttavia negli Stati Uniti si verificano cose del genere

Ci sono stati sette testimoni dell’assassinio della vittima, che ipoteticamente uccise Shaka, ma neanche uno fu chiamato a presentare le sue prove. Shaka fu difeso da un avvocato di ufficio incompetente, che allora aveva già inviato più di una dozzina di persone al braccio della morte del Texas. Nel video dicono: "Non investigate questo caso perché comunque questo uomo è colpevole".

Nel caso di Shaka non c’ erano prove, solo una donna che disse che lui era l’assassino. Non c’ era del sangue, non c’ erano delle tracce, non c’ era una confessione, non c’ era un capello, niente che indicasse che lui aveva commesso l’assassinio. Solo una donna che, per errore, disse che lui aveva compiuto l’azione criminale. Dei sette testimoni oculari lei era la persona che si trovava più lontana dal luogo del crimine, e disse che lo vide per tre o quattro secondi. Altre persone videro il crimine, videro chi lo commise, e alcuni si fermarono nel mercado durante 15 minuti, e perfino 30 minuti, nel luogo dei fatti.

Shaka proviene da Houston, Texas, dalla contea di Harris. A Houston sono state condannate a morte tante persone che se fosse uno stato sarebbe il terzo, dopo il Texas e la Virginia, con maggior numero di condannati a morte.

Il procuratore generale del distretto del Texas --e si è parlato di politica qui-- prova molto orgoglio della sua storia di esecuzioni, dove la razza e la classe contano molto. In linea di massima il procuratore generale del distretto non è solito accusare o giudicare nessuno che meriti la pena capitale, se tali persone dispongono di avvocati propri; ma Shaka, così come il 90% delle persone che si trovano nel braccio della morte negli Stati Uniti, ha un avvocato di ufficio. Proveniva da una famiglia povera, penso che si tratta di una cosa molto triste e lamentabile, tipico delle persone che si trovano nel braccio della morte. Sua madre aveva un problema psichiatrico, suo padre era un alcolico e ai 17 anni ebbe 2 figli e visse por proprio conto durante la maggior parte della sua vita. Tuttavia, dopo 19 anni nel braccio della morte, devo dire che Shaka è una persona differente, è diventato una persona la cui coscienza politica si è svegliata trasformandosi in un rivoluzionario. Perciò lo stato del Texas vuole ucciderlo; ma così come Mumia, lui è riuscito a far crescere questo movimento di appoggio in tutto il mondo.

Il 19 giugno si celebra l’anniversario della morte dei Rosenberg; ma questa data, 19 giugno, fu anche la data della liberazione degli schiavi del Texas, anche se trascorsero ancora due anni dopo la fine della Guerra Civile, prima che tale libertà fosse effettiva. Da allora si celebra questa data. Così, questo fine settimana ci sono state molte celebrazioni nel Texas, in occasione del 19 giugno.

Ma ci sono state anche proteste contro l’imminente esecuzione capitale di Gary Graham, Shaka Sankofa, che avrà luogo entro tre giorni.

I repubblicani del Texas celebravano il loro Congresso a Houston, e ci sono state delle proteste tutti i giorni davanti alla sede del Congresso, infatti anche il nostro gruppo partecipa alla manifestazione del 19 luglio. Abbiamo anche distribuito a Houston 5 000 manifesti con una foto di Gary Graham sorridendo, quando era un minorenne in prigione, prima di andare al braccio della morte.

Il movimento per salvare Shaka aumenta ogni giorno, così come quello contro la pena di morte.

Abbiamo visto che si è parlato su questo argomento alla CNN, nella rivista Newsweek , e negli Stati Uniti i mass media dibattono sulla pena di morte prendendo come punto di riferimento il Texas, perché la capitale mondiale delle esecuzioni capitali.

George W. Bush condannò a morte 133 persone durante il suo mandato di cinque anni come governatore, e questo rappresenta un primato che non è stato pareggiato in 100 anni. Ossia che abbiamo un grave problema nel Texas, dove sono state condannati a morte 230 persone, ma fortunatamente le persone non tengono conto solo degli innocenti che si trovano nel braccio della morte, persone come Shaka, ma anche di quelli che potrebbero essere colpevoli, che non hanno avuto un giudizio giusto, che non hanno soldi per farsi pagare la difesa; né avevano soldi, e adesso , secondo le informazioni della CNN, verifichiamo che nel caso di un latino o di un afronordamericano, anche questo è un argomento che viene utilizzato per condannarlo a morte perché questo perito disse che nel Texas una delle domande che si pone per condannare qualcuno a morte è quella di sapere se la persona diventerà pericolosa nel futuro, e il Texas si serve dei periti che devono giudicare se tali persone saranno pericolose anche nel futuro perché sono latini o afronordamericani. Questo razzismo pervase tutto il sistema nei confronti della pena capitale.

Victor Saldaño, dell’Argentina, non è l’unico, e, fortunatamente, la sua sentenza fu revocata, e non fu presa in considerazione questa falsa testimonianza.

Nel Paese, una di ogni 10 persone in carcere si trova nel Texas, non solo nel braccio della morte dove ci sono 460 persone, ci sono oltre 150 000 persone in prigione; la maggior parte di quelli che si trovano nel braccio della morte e in carcere sono neri.

Nel caso di Gary non è soltanto la legge del Texas, ma anche quella legge approvata da Clinton nel 1996, che impediscono che si presentino nuove evidenze nel caso di Shaka.

Abbiamo continuato a cercare nuove prove nel caso di Shaka, e nel 1993 i suoi avvocati --bene, finalmente ebbe dei bravi avvocati, alcuni dei migliori-- hanno dedicato centinaia di ore all’investigazione. Allora, da queste investigazioni con i sei testimoni oculari sono sorte molte prove che dimostrano la sua innocenza. Nel 1993 si presentò davanti alla corte federale e c’ erano prove sufficienti per dichiararlo innocente però era necessario prima concludere il processo nel tribunale dello stato e passare al tribunale federale. Il tribunale statale respinse il ricorso.

Nel 1996 si presentò di nuovo questo caso al tribunale federale, ma Clinton aveva ormai promulgato la nuova legge del 1996, la legge anti-terrorismo e di pena di morte effettiva, e i tribunali dissero che non potevano occuparsi di questo caso, così, nessun tribunale ha potuto vedere le nuove prove, né ha potuto sentire i sei nuovi testimoni, che fanno tutti la stessa descrizione dell’assassino, descrizione che non ha niente a che vedere con Shaka Sankofa. Infatti, è molto sfortunato.

Allora, l’unica opzione legale che resta è che mercoledì scorso i suoi avvocati hanno presentato un ricorso originale di habeas corpus dinanzi al Tribunale Supremo degli Stati Uniti. Questo non si fa molto spesso, l’ultima volta che si ottenne una sentenza favorevole mediante il ricorso di habeas corpus fu negli anni venti; ecco l’unica opzione legale; comunque, con questo ricorso di habeas corpus la vita di Sankofa è nelle mani di George W. Bush, conosciuto come il Governatore della Morte, e il consiglio d’indulto e di libertà condizionale, i cui membri furono nominati da Bush e che possono concedergli la clemenza, la clemenza condizionale, o il contrario, cioè possono dire: Be’, analizzammo le evidenze e le nuove prove e concludiamo che non sei colpevole.

I suoi avvocati chiedono la clemenza condizionale. Ci auguriamo che questo avvenga prima di giovedì.

Il movimento è molto forte, e anche Shaka è molto forte. Lui, così come Mumia, sa che la sua vita è nelle mani di queste persone, e oggi ci saranno delle manifestazioni. Attualmente si svolge un movimento internazionale. Bush si trova a Palo Alto, California, là avranno luogo delle manifestazioni. Siamo molto ottimisti, pensiamo che libereranno Shaka, e questo potrebbe essere l’inizio della fine della pena di morte.

Randy Alonso: Questa è un’ altra delle prove dell’ingiustizia del sistema nordamericano. Una prova abbastanza patente perché stiamo parlando di una persona che può essere uccisa fra poche ore e, come lei diceva, la rivista Newsweek del 12 giugno scorso, ha dedicato una parte importante della rivista al tema della pena di morte negli Stati Uniti, e pubblica: "Ripensando alla pena di morte", vi sono anche articoli e studi realizzati sul tema negli Stati Uniti, e ho anche un’informazione della rete CNN nel suo servizio interattivo, che parla di uno studio realizzato sugli appelli presentati nei confronti di condanne di questo tipo che mettono in evidenza che il sistema della pena capitale negli Stati Uniti è pieno di errori.

"Lo studio svolto dall’Università di Columbia, a New York, dimostra che degli appelli presentati nei confronti dei casi campione, accaduti dal 1973 al 1995, solo i due terzi ebbero successo", cioè furono revocate due terzi delle pene capitali a causa di errori commessi durante il processo .

"L’autore principale dello studio, James Liebman, dichiara che hanno dovuto revisionare la maggior parte dei casi perché non erano stati trattati nel modo giusto. A questo punto, lo studio indica che il sistema della pena di morte è insostenibile negli Stati Uniti, soprattutto per gli errori che portano a questa pena nei vari casi."

Adesso abbiamo al telefono altra personalità degli Stati Uniti che ha voluto partecipare al nostro dibattito del giorno di oggi.

Miguel Angel Masjuán ha al telefono il conosciuto attore nordamericano Danny Glover, attivo partecipante a questo movimento di difesa nei confronti di Mumia e di Shaka, che ha voluto fare le sue dichiarazioni telefoniche per il nostro dibattito.

Miguel Angel Masjuán: Abbiamo al telefono Danny Glover, notissimo attore, con il quale parleremo nel dibattito di oggi su Shaka Sankofa, gli ultimi avvenimenti , e su Mumia Abu-Jamal.

Signor Glover, è un piacere parlare con Lei, e vorremmo sentire le sue impressioni sugli ultimi avvenimenti nei confronti di Shaka Sankofa e di Abu-Jamal.

Danny Glover: E’ un piacere partecipare a questo tipo di dibattito e parlare al popolo cubano sulla situazione nei confronti di Shaka Sankofa e di Jamal, un caso sul quale ho lavorato -- il caso di Sankofa-- per sette anni.

Durante sette anni lavoro in questo caso, attualmente lui si trova nella lista della morte, dopo 19 anni, e sta arrivando il momento dell’esecuzione capitale, prevista per il 22 giugno, cioè, giovedì prossimo. In questo momento stiamo facendo il possibile per bloccare tale procedimento.

Dall’inizio c’ è stato solo un testimone che ipoteticamente aveva identificato Shaka Sankofa. Noi, dalla nostra parte, chiediamo la presentazione di altre evidenze, altre prove che possano dimostrare la sua innocenza, e questo non glielo hanno concesso, non ci hanno dato l’opportunità di farlo. Ci auguriamo che il sistema giudiziario e anche l’influenza del governatore Bush ci dia tale opportunità.

Lui ha dichiarato la sua innocenza; durante 19 anni è stato sottomesso a questo processo e l’avvocato che aveva alla sua disposizione dall’inizio e durante il processo non è stato quello giusto.

Quindi ci troviamo in un momento molto difficile. Stiamo facendo tutto il possibile.

Miguel A. Masjuán: Abbiamo fiducia che ci riuscirete, che avrete successo.

Danny Glover: Sì. Siamo fiduciosi che manterremo la nostra lotta; siamo sicuri che Sankofa è innocente.

Qui il sistema è molto efficiente in quanto alle esecuzioni capitali, come una macchina della morte, è una cosa che abbiamo visto in precedenza, ma abbiamo fiducia che abbiamo fatto il possibile: abbiamo organizzato e mobilitato molte persone e pensiamo che potremo portare questa lotta alla coscienza degli statunitensi, e speriamo di raggiungere la vittoria.

Miguel A. Masjuán: Grazie mille, signor Glover. E’ stato un piacere parlare con Lei, e La ringraziamo della sua cooperazione. Ci sentiremo molto presto.

Grazie.

Abbiamo appena ascoltato l’attore Danny Glover da New York, il quale ci ha espresso le sue considerazioni sul caso di Shaka Sankofa che sta a punto di essere ucciso, secondo le leggi nordamericane, adesso riprendiamo il nostro dibattito.

Randy Alonso: Grazie, Masjuán, per questo contatto con il famoso attore Danny Glover, e anche per averci fatto sentire i suoi argomenti e opinioni sul caso di Shaka Sankofa.

Mentre preparavamo questo dibattito ho avuto l’occasione di leggere Criminal Injustice, un libro che fornisce moltissimi dati sulla situazione nelle prigioni nordamericane e sulle ingiustizie che si commettono nel sistema penale di questo Paese, e una delle cose che diceva è che gli Stati Uniti hanno uno dei livelli più alti d’incarceramento della popolazione del mondo: circa 519 persone ogni 100 000 abitanti sono in prigione negli Stati Uniti; attualmente gli afronordamericani rappresentano il 6% della popolazione degli Stati Uniti --secondo studi fatti nel 1996-- di cui circa il 50% sono dei prigionieri in questo Paese. Cioè, se nel Paese il tasso è di 519 per ogni 100 000, il tasso di uomini afronordamericani è di 3 822 per ogni 100 000.

Abbiamo invitato al nostro dibattito il dottore Lennox, avvocato molto prestigioso nel suo Paese e che, inoltre, ha fatto la difesa di diversi prigionieri politici; ha avuto casi importanti in questo movimento di difesa degli afronordamericani.

Professore Lennox, vorrei sentire la sua opinione sul razzismo nel sistema penale nordamericano, sulle arbitrarietà che si commettono e che ci dia qualche informazione sulla situazione attuale dei prigionieri politici negli Stati Uniti.

Lennox Hinds: Il caso di Mumia Abu-Jamal è un esempio dell’applicazione della legge nella sua forma razzista e politica.

Negli Stati Uniti la legge si usa come meccanismo di controllo e molte volte c’ è una percezione della giustizia che porta confusione a molte persone; tuttavia, il governo presenta questo Paese davanti al mondo come se fosse il campione della legge e dei diritti umani. Ma dalla nascita degli Stati Uniti di America, si evidenzia il razzismo, a partire dalla Costituzione degli Stati Uniti e della sua prefazione, dove i cosiddetti proceri, tutti schiavisti, adottarono una posizione ipocrita nei confronti della terra rubata alla popolazione indigena; George Washington, Beniamino Franklin, Jefferson, tutti i grandi proceri furono molto ipocriti, e si sono serviti dalla legge come scudo --per dirlo in qualche modo-- per mettere in atto il loro razzismo.

Così, quando analizziamo il funzionamento della legge attualmente, bisogna fare un’analisi precedente dell’ipocrisia della legge, e Mumia Abu-Jamal non è che uno di questi esempi, così come Shaka; loro sono vittime dell’applicazione del razzismo, è il modo di applicare la legge in favore del razzismo.

Nel 1976, abbiamo presentato una mozione davanti alle Nazioni Unite sulla prevenzione della discriminazione e la protezione delle minoranze. Qui ho una copia di quella domanda e dei suoi allegati, dove si dimostra che il governo degli Stati Uniti, nel gestire la giustizia, viola i diritti delle minoranze nazionali, non solo degli afronordamericani, ma anche dei latini, degli indigeni e degli asiatici-nordamericani.

Indubbiamente, quando si esamina il funzionamento della legge e si osserva chi si trova in prigione, si può verificare che la stragrande maggioranza delle persone sono povere, e successivamente, se si fa un’analisi geografica degli Stati Uniti come un tutto, potete vedere che a Nordest ci sono i neri e i portoricani; se osservate a Sudovest, ad esempio, in Arizona, in Nuovo Messico, la maggioranza sono chicani; se osservate uno stato come quello di Minnesota, ad esempio, dove c’ è un alta percentuale d’indigeni, nella parte urbana la percentuale più alta di questi indigeni si trova in prigione. Di modo che non possiamo dire che tutte queste minoranze nazionali siano dei criminali. Infatti si tratta della criminalizzazione basata sul colore della pelle.

Allora, dobbiamo analizzare il caso di Mumia non solo dal punto di vista razziale ma anche politico, è così che si deve esaminare, perché lui è stato vittima del programma di controintelligenza del FBI, e avete sentito le opinioni di altri partecipanti al dibattito sulle questioni riferite al Partito de Black Panters .

Rosemari Mealy ha parlato sulla persecuzione del Partito Black Panters.

Nel 1967, ci fu un programma a cura di J. Edgar Hoover, secondo cui, coloro che lottavano contro l’ oppressione alla quale erano sottoposti negli Stati Uniti dovevano essere individuati e distrutti; ma loro non si limitarono al Partito Black Panters, attaccarono anche persone come ad esempio Harry Belafonte, Martin Luther King, Earth Kid. Ad esempio, Sammy Davis Jr , nessuno avrebbe pensato che fosse pericoloso, tuttavia, loro erano considerate persone da sorvegliare e, se appartenevano al Partito Black Panters erano schedati per assassinii.

E ne avete visto l’effetto, negli Stati Uniti ci sono prigionieri politici: ad esempio, Peltier, membro del Movimento Indigeno degli Stati Uniti, in prigione da oltre 25 anni. Sundiata Acoli, che apparteneva al Partito Black Panters , in prigione da 27 anni; Mondo We langa e Ed Poindexter, anche loro sono in carcere da oltre 30 anni; Seku Odinga, in carcere da 20 anni; Mutulu Shakur, e posso continuare con una lista interminabile. Gli Stati Uniti negano l’esistenza di prigionieri politici nel Paese; ma le evidenze sono chiare, questi sono prigionieri politici, ed esistono.

Se analizziamo il caso di Mumia, possiamo costatare che lui fu vittima di un crimine della polizia. Negli Stati Uniti i poliziotti sono i soli dipendenti del governo che hanno il potere e l’autorità di usare la forza per costringere i cittadini ad ubbidire, persino una forza mortale, ed è l’uso di questa forza mortale che ha cagionato le vittime della polizia nelle comunità minoritarie. E questo succede non solo a New York ma anche in altri posti, ed è un esempio di questi atteggiamenti.

Questo succede negli Stati Uniti, e non è un fenomeno nuovo. Se risaliamo fino al 1968, secondo il rapporto della Commissione Kerner, la polizia costituisce e rappresenta uno strumento repressivo delle comunità minoritarie; nelle comunità bianche la polizia è qualcuno che aiuta i bambini ad attraversare la strada, che a volte gli regala lecca-lecca, e nelle comunità delle minoranze è quello che spara, che picchia con il bastone la testa di qualcuno e calpesta il collo delle minoranze. Ecco la differenza della realtà della vita negli Stati Uniti.

Infine, permettetemi di dire una cosa sulla pena di morte.

La pena di morte, sulla quale voglio parlare, viola il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la Convenzione Internazionale contro la discriminazione razziale. Tutti questi strumenti firmati e ratificati dagli Stati Uniti di Nordamerica sono violati.

Nel caso di Shaka Sankofa, fu arrestato all’età di 17 anni accusato di aver commesso un crimine. Si tratta dell’uso della pena di morte per uccidere i nostri bambini, per uccidere i giovani, ecco il più terribile, perché riprendendo ancora una volta la storia degli Stati Uniti, ci sono 38 stati dove si applica la pena di morte, di cui 13 non hanno stabilito l’età minima per applicare la suddetta legge su una persona che ha commesso un delitto. Dieci stati hanno stabilito come età minima i 18 anni; 14 stati hanno stabilito come età minima dai 13 ai 17 anni, e analizzando i condannati alla pena di morte, troviamo i due bambini più giovani condannati negli Stati Uniti, loro avevano 10 anni, uno nero e uno indigeno, nel 1955 e 1957 rispettivamente.

Leonard ha ormai parlato delle statistiche che indicavano che 18 ogni 3 600 persone erano condannate a morte. Non c’ è stato neanche un uomo bianco nella storia degli Stati Uniti condannato a morte per aver stuprato una donna nera; tuttavia, quando allo stupro si applicava la pena capitale, delle 455 persone condannate a morte per il reato di stupro, 405 erano neri. Quindi bisogna analizzare la legge e vedere l’ipocrisia nell’uso della legge e l’illusione della giustizia sotto la legge, come si è evidenziato negli Stati Uniti nell’analizzare questi casi.

Randy Alonso: Grazie mille. Credo che è stata ampia e concreta la spiegazione su un gruppo di casi ed elementi che ci dimostrano il livello di discriminazione e d’ingiustizia che esiste attualmente nella società nordamericana, e come i neri, i latini, i chicani e gli indios nordamericani sono discriminati per il colore della pelle e anche per il livello di povertà o di ricchezza all’interno di questa società.

Ma prima si parlava del Texas; e insieme al Texas, New York e anche la Florida, lo stato di California che è uno degli stati di maggior indice di criminalità negli Stati Uniti, e uno di quelli dove più si restringe la giustizia in questo Paese.

Gloria proviene dalla California, e vorrei che ci parlasse sulla situazione della giustizia in questo stato nordamericano.

Gloria La Riva: Sarebbe molto difficile individuare lo stato più repressivo fra quelli da Lei accennati, dire California, Texas, Virginia, New York, o Pensilvania; ma California ha una popolazione di 32 milioni di abitanti, la maggiore di tutte, e ha anche il maggior sistema penitenziario del mondo. Ci sono oltre 188 000 persone nel carcere di California.

Lennox e altri partecipanti al dibattito hanno parlato del problema della razza, che è uno dei fattori fondamentali, e anche se il 60% delle violazioni, degli assalti e degli assassinii in California sono commessi da uomini bianchi, il livello d’incarceramento per i neri è diciassette volte maggiore di quello degli uomini bianchi. Per tale motivo in California c’ è una alta percentuale di afronordamericani e di latini che sono in carcere.

California è uno stato dove sono stati realizzati molti sperimenti. Ad esempio, la legge delle tre condanne, una legge che stabilisce che una terza condanna, che può essere per un delitto non violento o un delitto grave, può mantenere una persona in ergastolo senza possibilità di uscirne in libertà condizionale e questo ha incrementato la popolazione penale. Lungo il Paese ci sono anche prigioni di alta sicurezza, chiamate unità di controllo, ad esempio, in California ce n’è una, si chiama Pelican Bay. Questa è una prigione a Nord dello stato e il 55% dei carcerati sono chicani o latini; il 55%, cioè la maggior parte di loro, provengono da Los Angeles, perché sono considerati dei gang.

E’ interessante analizzare Los Angeles, California, perché a Los Angeles il Dipartimento di Polizia ha realizzato un immenso assalto ai latini e ai neri perché nei registri di polizia sono schedati 112 000 latini come gang (cioè appartenenti a gruppi organizzati di malviventi N.d.T). Se la polizia La ferma con altri amici, Lei può essere schedato come gang. Per tale motivo molti di essi si trovano nel carcere di Pelican Bay, dove sono confinati in solitario.

Di recente, a Los Angeles, California, c è stato un grosso scandalo nel Dipartimento della Polizia, perché dopo la confessione di diversi poliziotti si è saputo che varie migliaia di persone che si trovano in carcere, soprattutto latini e afronordamericani, erano stati condannati ingiustamente, soprattutto perché si aveva esercitato coercizione sui testimoni, perché erano state "piantate" delle evidenze, cioè droghe da parte dalla polizia contro i giovani.

Prendiamo il caso che diede inizio allo scandalo, un giovane latino, Javier Francisco Ovando, un giovane di circa 20 anni: il poliziotto che gli sparò era anche lui un latino; ma questo poliziotto fu a arrestato con 8 libbre di cocaina, stava vendendo la cocaina che aveva tolto a un accusato; allora decisero di sorvegliare Javier Francisco, e una notte, quando furono ad arrestarlo --e stiamo parlando della confessione di un poliziotto-- , gli spararono in testa, cadde, lo alzarono e di nuovo gli spararono, questa volta sul petto; appena si riprese in ospedale lo portarono su un lettino ad una sala del tribunale penale dove è stato accusato di tentativo di assassinio anche se questo uomo non aveva fatto nulla, lui era stato semplicemente identificato sulla strada come un gang, e l’hanno accusato di tentativo di assassinio. Con 20 anni circa fu condannato all’ergastolo, e siccome il poliziotto fu arrestato con la cocaina addosso dovette confessare il suo crimine e molti altri che aveva commesso, e adesso molti poliziotti sono processati.

Successivamente, questo giovane è stato intervistato dalla stampa, circa tre mesi fa; gli hanno chiesto: Quando Lei era processato e la polizia lo accusò falsamente di tentativo di assassinio, perché Lei non disse nulla? Lui rispose: I miei avvocati mi dissero che nessuno mi avrebbe creduto. Che non ne valeva la pena. Quinde, ci sono molti giovani che sono stati arrestati dalla polizia, la polizia ha commesso molti assassini. C’è una polizia molto corrotta a Los Angeles. Un carcere a Nord di California pieno di afronordamericani e latini. Chi sa quante vite si sono rovinate.

Ma voglio dire una cosa molto brevemente. Noi, che viviamo qui, viviamo nel Paese più ricco del mondo, negli Stati Uniti. Lo stato più ricco negli Stati Uniti è quello di California, allora, perché ci sono 2 milioni di carcerati negli Stati Uniti? Perché c’ è tanta povertà, non c’ è alcuna scusa che giustifichi la povertà negli Stati Uniti.

l livello di disoccupazione è diminuito un poco, è quasi del 5% e, tuttavia, il prezzo medio di una casa a San Francisco, California, è ancora di 460 000 dollari; essendo un semplice dipendente non si può acquistare una casa, appena si può vivere con i salari, persino avendo un impiego è quasi impossibile vivere in California. Per tale motivo ci sono sempre più persone che percepiscono salari bassi che partecipano ai delitti di tipo economico, e vengono considerati delinquenti perché sono poveri ; quindi i carceri sono pieni di queste persone povere. Alcune donne che si dedicano alla prostituzione vanno in carcere per anni; arrivano al consumo di droghe; ci sono molti problemi socioeconomici, generati dal sistema economico capitalistico.

Ad esempio, abbiamo il caso di Bill Gates, con quella fortuna personale di 100 miliardi di dollari, di cui non riuscirebbe a spendere neanche 1 miliardo di dollari lungo la sua vita; tuttavia, ha sufficienti soldi per risolvere tutti i problemi economici dei poveri nel nostro Paese. Ma lui è così ricco perché ha impoverito di più i poveri e impiega dei carcerati che lavorano per alcuni centesimi l’ora fabbricando i prodotti per far sì che Bill Gates sia un uomo molto, molto ricco. Ecco l’ingiustizia.

Randy Alonso: Negli ultimi vent’anni California è stato lo scenario di molti fatti di violenza da parte della polizia, e ogni volta evochiamo il caso di Rodney King.

Ma a New York, abbiamo anche il famoso il caso di Amadou Diallo, Rosemari ha seguito questo avvenimento a New York, conosce i particolari di questo fatto e ci può anche parlare della brutalità della polizia, che è altro componente del razzismo nella società nordamericana, come si mette in evidenza in questo stato nordamericano.

Rosemari Mealy: Grazie, Randy. L’aumento della polarizzazione sociale è una tendenza globale. La polarizzazione bisogna vederla come una tendenza globale, così possiamo costatare che New York possiede uno degli indicatori più alti in questo senso.

Questa realtà sociale sulla quale stiamo parlando in questa sede è molto legata al controllo della polizia sulla classe operaia in ognuna di queste città, comunità, quartieri, ovunque viviamo.

Comincio i miei commenti con questa affermazione: bisogna analizzare quello che veramente succede ad Amadou Diallo.

Amadou Diallo fu un giovane di 24 anni, emigrante della Guinea, Africa, e Amadou Diallo rappresenta una tendenza, un fenomeno che vediamo negli Stati Uniti, dove avviene questo cambiamento del processo dell’emigrazione.

Negli ultimi due decenni, più di un milione d’immigranti sono arrivati alla città di New York, in modo tale che la situazione è una: la città è diventata più povera, più oscura; e abbiamo osservato i residenti originari che sono stati coinvolti in quello che si chiama --e cito-- "la fuga dei bianchi", dove la massa dei bianchi hanno abbandonato la città perché non possono tollerare il razzismo. Questo viene chiamato l’oscuramento dell' America. Le scuole sono affollate nella città e abbiamo parlato del tasso di disoccupazione e di quanto c’è qui.

Amadou Diallo si è trovato davanti a questa situazione: c’è una forza poliziesca nella città di New York composta da 38 000 poliziotti; 38 000 poliziotti nella città di New York e solo un 11,4% di loro sono neri e circa un 13% latini.

Il razzismo tra quelli che costituiscono la maggioranza nella polizia si manifesta in quello che viene conosciuto come la brutalità poliziesca.

Il 4 febbraio, quando fu assassinato Amadou --e in realtà diciamo che fu giustiziato a sangue freddo--, si supponeva che era sospettato di uno "stupro". La polizia si diresse verso lui, e per potersi identificare Amadou alzò il portafoglio. Subito, quando fece questo, ricevette spari nel suo corpo, che sono stati immortalati nelle parole del musicista Bruce Springsteen, il quale ha voluto di mostrare ciò che succede nella città, attraverso la cultura come meccanismo di risposta.

Dato che il fatto avvenne nella città di New York e che il Dipartimento Federale di Giustizia degli Stati Uniti ha cominciato un’indagine sulla brutalità poliziesca nella stessa città, molte di queste attività potrebbero cambiare a partire dei crimini contro gli anziani, come quello di Eleonor Bumpers. E abbiamo vissuto situazioni, nelle quali per esempio si assassinavano latini, e molti assassinii commessi dalla polizia.

Nel caso di Amadou Diallo, ci fu un vero movimento che esigeva giustizia per lui.

Di nuovo --come disse Lennox--, il sistema dei tribunali venne utilizzato in un senso politico e non si svolsero i processi a New York, dove si doveva giudicare un poliziotto che aveva assassinato Amadou, si trasferì ad un altro luogo il processo. Si trasferì verso la parte nord di New York. In modo tale che fu un processo dove tutti erano bianchi, a eccezione di pochi neri, coloro che giudicarono questi quattro poliziotti ed i poliziotti vennero scagionati da ogni responsabilità, quindi coloro che assassinarono Diallo, così come altri che hanno assassinato a tanti neri a New York, sono liberi.

Questo che si verifica nella città e nel paese, crea una situazione dove la gioventù si organizza contro la brutalità poliziesca, contro il crimine della polizia e forse la giustizia viene vista ancora una volta come qualcosa che si applica sulla strada, e i tribunali diventano posti complementari dove si lotta per la giustizia.

Randy Alonso – Effettivamente, Rosemari, credo che il caso di Rodney King e il caso di Diallo sono solo la punta dell’iceberg della brutalità poliziesca, della discriminazione che nella società nordamericana pratica anche la polizia, ma anche tanti altri stati dell’Unione americana, e che si riflette nei tribunali e nelle prigioni.

Qui ho un dato che dice che gli afronordamericani ricevono condanne più lunghe dei bianchi.

"Nel sistema federale di prigione, le sentenze per gli afronordamericani sono circa un 20% più lunghe di quelle dei bianchi per crimini simili, e più del 60% delle donne incarcerate negli Stati Uniti sono afronordamericane o latine."

Nel video, che lo scorso mercoledì il nostro collega Taladrid mostrava nel programma televisivo Pasaje a lo desconocido, Mumia Abu-Jamal offriva le sue impressioni sulle prigioni negli Stati Uniti. Io voglio che riascoltiamo questo passaggio.

Mumia Abu-Jamal. Tutta quest’area è come un inferno illuminato, la cui costruzione è costata più di 200 milioni di dollari.

Le celle sono, in certo modo, simili a questa camera. Dopo che si chiude la porta non c’è suono, il silenzio è assoluto; solo regna il silenzio.

E’ difficile, virtualmente impossibile, parlare con un’altra persona che non sia con l’uomo che si trova direttamente adiacente, uno a fianco dell' altro, perché non ci sono sbarre, non ci sono suoni che vengano da fuori, solo esiste il suono dell’aria condizionata, il suono del silenzio, o il suono che uno stesso crea. Ma la sensazione di isolamento non è totale, perché a volte si può sentire, incluso da qui, il suono della presenza di altre persone.

Randy Alonso. Monica, dopo aver sentito questa dichiarazione di Mumia, Che cosa ci può dire sulla situazione attuale nelle prigioni nordamericane? Che cosa è quello che viene chiamato industria delle prigioni? Come donna, che cosa sai sulla situazione delle donne nelle prigioni negli Stati Uniti?

Monica Moorehead. Vorrei cominciare dicendo che esiste una guerra razziale all’interno degli Stati Uniti.

Abbiamo sentito alcuni commenti su questa guerra, ma questa guerra si sta svolgendo contro i poveri e gli oppressi negli Stati Uniti e, particolarmente, nella forma di complesso industriale penitenziario, ciò significa che la costruzione delle prigioni e l’industria delle prigioni si sono uniti al lavoro schiavista per creare ciò che oggi si conosce come il settore produttivo di più alta crescita negli Stati Uniti. Prima di tutto, chi sono le vittime del complesso industriale penitenziario del quale abbiamo sentito parlare tanto in questa tavola rotonda? Cioè, nelle prigioni degli Stati Uniti esistono oggi 2 milioni di persone, nei carceri locali, di stati e federali, e si pensa che questa popolazione aumenti a 2,07 milioni alla fine di quest’anno. Questo vuol dire che il 25% della popolazione mondiale incarcerata si trova negli Stati Uniti, la percentuale più alta di qualunque altro paese del mondo.

Ci sono migliaia e migliaia di prigionieri negli Stati Uniti che sono analfabeti, che sono tossicomani, o che hanno problemi mentali. In quanto alle donne, esse costituiscono la popolazione che cresce più rapidamente all’interno delle prigioni, fondamentalmente per il problema della droga, per reati non violenti legati alla droga, insieme all’eliminazione dei benefici del benessere sociale. Molte delle donne che si trovano in carcere sono madri, ragazze madri, molte di loro hanno i loro bambini nelle prigioni, e pensiamo che questo è un crimine di lesa umanità.

In queste prigioni abbiamo poliziotti che sono uomini e che abusano di queste donne, le violentano, e lo fanno con assoluta impunità.

Recentemente un gruppo di donne nelle prigioni di New York hanno reso pubblico questo problema, e questo è stato molto coraggioso da parte loro, perché sono donne che dopo diventano oggetto di attacchi dai custodi delle prigioni. Allora, in tal caso il livello di abuso è ancora maggiore. Sono state donne molto coraggiose nel momento di renderlo pubblico. Adesso il pubblico degli Stati Uniti conosce quello che sta succedendo, e soprattutto quello che sta succedendo nello stato di New York.

Nelle prigioni esiste quella che viene chiamata la "criminalizzazione" di tutta una generazione di giovani. In queste prigioni, specialmente in quelle private, e questo è il fattore principale del complesso penitenziario, la gioventù è al centro di questi incarceramenti.

Si è detto che il tasso dei reati tra i giovani è diminuito, conforme alle statistiche; più di un 9,3%; tuttavia, il livello di incarceramento dei giovani è aumentato in un 10%. Come si può vedere ci sono delle discrepanze in questi rapporti statistici.

Chi sta dietro questa crescita del complesso industriale penitenziario? Naturalmente delle ditte di Wall Street e le banche, che sono quelle incaricate di finanziare la costruzione di queste prigioni private negli Stati Uniti.

Per la fine di quest’anno, 41 000 milioni di dollari saranno spesi nella costruzione di prigioni private in questo paese, fondamentalmente Shearson-Learson, American Express ed altre corporazioni che comprano e vendono azioni, e tutto ciò avviene all’interno di Wall Street e capita all’interno di quest’ondata di nuove industrie di mano d’opera economica. Le corporazioni degli Stati Uniti non devono chiudere le fabbriche in questo paese e andarsene in Messico, Indonesia, Porto Rico e in altri paesi oppressi per utilizzare questo lavoro schiavista; l’unica cosa che si deve fare è, semplicemente, trasferirsi ad un altro stato, costruire la prigione, e fare che i prigionieri lavorino per 23 centesimi e uno o due dollari l’ora per produrre merci che normalmente venivano fatte dai lavoratori sindacalizzati.

Penso che questo costituisce una minaccia reale per l’organizzazione sindacale, perché l’impatto di questo è diminuire gli stipendi dei lavoratori e distruggere il movimento sindacale negli Stati Uniti. In tal modo pensiamo che è molto importante che il movimento sindacale affronti l’argomento del lavoro schiavista nelle prigioni, e che questi lavoratori nelle prigioni si organizzino in sindacati. Perché questi sono lavoratori disoccupati che si vedono costretti, a causa della loro condizione di privazione economica, ad andare in primo luogo nelle prigioni. Abbiamo le compagnie telefoniche, per esempio, la IT&T e la Sprint che hanno ottenuto profitti grazie ai detenuti negli Stati Uniti, perché in queste prigioni devono fare delle telefonate a carico dei loro parenti. Le compagnie telefoniche chiedono tre dollari per ogni telefonata, e ciò crea enormi profitti. Loro hanno pubblicato guide telefoniche per promuovere questo tipo di lavoro schiavista nelle industrie penitenziarie che esistono in tutte le prigioni negli Stati Uniti. Il governo federale ha avuto anche un ruolo importante per aumentare queste industrie penitenziarie.

Dal 1996 il governo ha speso più soldi nella costruzione di prigioni che nelle università. Questo indica ciò che questo governo ha in mente per i giovani e per la generazione futura di questo paese. Il messaggio è che è meglio mettere i giovani nelle prigioni piuttosto che educarli e trovarli un impiego perché abbiano un futuro sano negli Stati Uniti.

In quanto alla droga, le donne vanno ogni volta di più in prigione per questo motivo. Gli uomini neri sono il principale oggetto di questa distribuzione della droga negli Stati Uniti.

Human Rights Watch è un gruppo progressista che ha realizzato tanti studi sui problemi sociali negli Stati Uniti; ha svolto un studio che è stato pubblicato la settimana scorsa dove diceva che gli uomini neri hanno tre volte più possibilità di essere sentenziati a condanne più lunghe dei bianchi, quando si tratta di problemi legati alla droga, anche se gli uomini bianchi superano di cinque volte il numero di trafficanti negli Stati Uniti.

Illinois ha le condanne più severe contro i neri per la partecipazione nel traffico di droghe, un uomo nero ha cinquantasette volte più possibilità di essere condannato per la possessione di droghe che uno bianco, e, per tanto, il livello di incarceramento è molto maggiore; a Illinois è del 90%.

Per l’anno 2006, la popolazione penitenziaria federale si prospetta che aumenterà di un 50%. Questo vuol dire, che in questo momento ci sono 130 000 persone nelle prigioni federali in questo paese e per l’anno 2006 arriveranno a 200 000; questo si deve anche alla sentenza severa contro il traffico di droga e all’eliminazione della libertà condizionale, e alla mancanza di un programma di riabilitazione per i casi di droghe.

I programmi di riabilitazione per le prigioni in pratica sono stati eliminati negli Stati Uniti e, per tanto, quelle chiamate soluzioni che offre il governo devono uscire dalle ditte corporative di Wall Street, e semplicemente tutte queste persone andranno in prigione perché le istituzioni mentali e le istituzioni di riabilitazione per droghe sono state chiuse perché non ottenevano profitti. Così funziona il capitalismo negli Stati Uniti.

Per riassumere questo, bisogna dire che il complesso industriale penitenziario negli Stati Uniti non sta offrendo nessun tipo di riabilitazione a queste persone che hanno commesso reati, azioni antisociali o altro tipo di crimine perché, semplicemente, sta partecipando in questa repressione che è inerente al sistema capitalistico; questo è il sistema capitalistico di cui sappiamo bene quale è la sua base: è l’ottenimento di profitti a prezzo di non poter fornire ciò che necessitano tante persone.

I carcerati negli Stati Uniti producono, in quanto al valore per concetto di merci prodotte, 1 100 milioni di dollari, e in realtà l’interesse principale di questo complesso è ottenere profitti, non importa ciò che devano fare, sempre che le loro tasche si riempiano, anche ai danni degli di esseri umani.

E’ una situazione molto insidiosa quella che sta succedendo negli Stati Uniti. Mumia ha parlato molto di questo. Shaka ha parlato anche di questo, e pensiamo che Mumia, Shaka e tanti altri prigionieri politici sono veramente il volto razzista che si trova all’interno delle prigioni. Mumia costituisce il volto della lotta contro la violenza poliziesca negli Stati Uniti. E perciò pensiamo che il governo degli Stati Uniti, insieme alle classi dominanti e che appoggiano il governo, vogliono il silenzio di Mumia; non la sua morte, ma il suo silenzio, perché Mumia si è rifiutato di tacere queste ingiustizie e tutti i fatti, incluso quello contro la sua persona.

Per esempio, l’anno scorso ci fu uno sciopero nella città di New York dei lavoratori dell’ABC che chiedevano benefici e Mumia ebbe l’opportunità di partecipare a un programma molto importante della TV nazionale che si chiama "20/20" con Sam Donaldson --questi lavoratori erano in sciopero contro l’ABC-- ed è riuscito ad offrire la sua versione sui fatti a tante persone negli Stati Uniti mediante questi mass media, anche se gli fu negato di partecipare ai picchetti. E’ una persona così onorevole e sempre è stata da parte dei lavoratori e dei poveri, perciò pensiamo che è una persona molto importante per il nostro movimento. Dobbiamo intensificare questa lotta per ottenere un nuovo giudizio per Mumia, perché pensiamo che deve essere liberato. In realtà, mai avrebbe dovuto essere incarcerato.

Per l’opinione pubblica degli Stati Uniti, le cui menti sono così controllate dai mass media capitalistiche, dall’ABC, dalla CBS e dalla NBC, che gli lavano il cervello ogni giorno, cercano di dare un’immagine molto negativa delle persone che sono in prigione, che sono delinquenti e che è necessario che si mantengano imprigionati perché costituiscono una minaccia per la società. E' con questo tipo di informazione che allagano le masse nordamericane ogni giorno. Dobbiamo dire: "Questo uomo merita un nuovo giudizio", è l’unico modo con il quale potremmo ottenere la sua libertà, e la gente capisce questo. Questo si deve dire ad un livello che le persone lo possano capire, e di fatto lo capiscono; perché se possiamo presentare tutte queste nuove prove in relazione al caso Mumia, tutte queste nuove prove che sono state spiegate oggi qui, in questo incontro, è per questo, che può contribuire a che le persone dicano: "Va bene, questo uomo in realtà non ha ricevuto un giudizio giusto. No merita lui ricevere un giudizio giusto, non è un diritto per tutti?" Hanno cancellato tante di quelle prove e sono state fatte tante irregolarità attorno al suo caso.

Penso che quando le persone conoscano tutto ciò, cominceranno a chiedersi non solamente ciò che è successo con Mumia, ma quello che sta succedendo con il sistema giuridico all’interno degli Stati Uniti; perché, in un’ultima istanza è questo che vogliamo, che le persone riflettano e che riflettano sulle ingiustizie che stanno succedendo ogni giorno negli Stati Uniti e su tante cose che semplicemente non conoscono. Molte persone non lo sanno, e per tanto dal 1998 il Tribunale Supremo di Pennsylvania rifiutò l’appello di Mumia per la seconda volta; il movimento a favore della liberazione di Mumia ha deciso di mettere in pratica un programma per lottare perché venga considerato un nuovo giudizio a Mumia, e questo è stato un movimento per cercare di ampliare l’appoggio al suo caso, e vogliamo fare tutto lo sforzo possibile, e lo abbiamo fatto tramite le manifestazioni, come quella molto importante al Madison Square Garden, il 7 maggio, dove hanno partecipato 6000 persone, e i discorsi pronunciati da Mumia nelle diverse ceremonie. Questo fu di grande aiuto per ampliare l’appoggio e per contribuire a far sì che il nome di Mumia fosse più conosciuto negli Stati Uniti.

Randy Alonso. Grazie, Monica, per questa spiegazione e per questi argomenti che ci hai dato oggi. Tu ci hai detto una cosa che ci pareva molto importante, che Mumia ha detto che non potranno mai far tacere la sua voce , ed effettivamente, non possono farlo.

Per questo finale abbiamo un momento emotivo, che li emoziona nel profondo, ed è che Mumia ha saputo che questa tavola rotonda avrebbe avuto luogo oggi, questo lunedì, e dalla sua prigione ha inviato un messaggio per questa tavola rotonda ed un messaggio al popolo di Cuba.

Mumia Abu-Jamal Viva John Africa!

Viva Cuba Libera!

Viva la Rivoluzione!

Viva Fidel!

Miei fratelli e mie sorelle di Cuba:

Grazie per l’invito e per l’opportunità di parlarvi

Mi chiamo Mumia, e sono un prigioniero politico degli Stati Uniti

Questo paese parla della democrazia, della giustizia e della libertà,

Ma è una prigione di nazioni. Un paese dove più di 2 milioni di uomini, donne e giovani sono ingabbiati in prigioni e carceri nordamericane. Un paese dove la polizia spara a uomini neri come Amadou Diallo, assassinato da 41 proiettili per il grande crimine di essere nero nell’America bianca. Amadou Diallo non lo sapeva, ma la sua condanna a morte lo aspettava! Così è la giustizia nordamericana.

E che cosa succede con i cubani qui negli Stati Uniti? Ho conosciuto tanti di loro qui nelle prigioni di Pennsylvania. Stanno passando il tempo qui nelle carceri nordamericane senza data di scarcerazione perché sono "marielitos"*. Non importa quale sia la condanna che i giudici hanno imposto; non usciranno mai dalle carceri. Così è per i cubani sotto la giustizia nordamericana.

Più di 3000 uomini, donne e giovani aspettano la morte nelle celle dei condannati negli Stati Uniti. La maggioranza non ha avvocati. Alcuni hanno avvocati, che dormivano durante il processo dei loro clienti; altri con poliziotti che mentono per inventare confessioni. Con i neri routinariamente rimossi dalle giurie. La giustizia nordamericana.

Miei fratelli e mie sorelle di Cuba: grazie per quest’opportunità.

Qui la lotta per la libertà continua!

Vinceremo!

Ona move, Viva John Africa!

Questo è Mumia Abu-Jamal

Randy Alonso. Credo che è stato un privilegio di questa tavola rotonda aver sentito questo messaggio di Mumia dalla sua prigione, in spagnolo, inoltre, facendo un grande sforzo perché il nostro popolo potesse sentire il suo messaggio, e credo che è stata la miglior chiusura per questa tavola rotonda che oggi ha analizzato il caso di Mumia-Abu-Jamal, altri casi significativi all’interno del razzismo e della segregazione che condanna a tanti uomini ingiustamente negli Stati Uniti, e di tutto il sistema razziale che sopporta tutti i casi che oggi abbiamo discusso.

Vi ricordo anche, che oggi 19, si commemorano 47 anni dell’assassinio di Ethel e Julius Rosenberg, e voglio concludere leggendovi il poema che Ethel scrisse ai suoi figli poco tempo prima di essere giustiziata.

Voi lo saprete miei figli, lo saprete

perché smettiamo di cantare la canzone.

il libro senza leggere, il lavoro senza fare

per riposare sotto la terra…

Non si affliggano più figli miei, non più

per la menzogna che ci uccide

Con una lacrima innocente ed un dolore

grideranno alzando la testa.

La terra sorriderà figli miei, sorriderà

e sul verde della tomba, quando trionferemo

il mondo sarà allegro e gli uomini si ameranno

In fratellanza e pace.

Lavorate e costruite un monumento alla felicità

ai valori dell’umanità

alla fede mantenuta fino alla fine.

Per voi,

Per voi…

Per noi, per Cuba, per il popolo nordamericano, perché le campane non devano suonare più per l’abuso, la discriminazione e l’ingiustizia, continueremo la nostra lotta.

Grazie mille